“No al bavaglio”: gli Erasmus toscani si “riprendono” il voto
SIVIGLIA (SPAGNA) – Alla fine non voteranno. O, almeno, non in maniera ufficiale. Nonostante le proteste e le mobilitazioni – soprattutto sui social network -, gli Erasmus toscani (come, del resto, quelli delle altre regioni italiane) non potranno partecipare alle elezioni politiche del 24 e 25 febbraio. Il Parlamento non è riuscito infatti a trovare una scappatoia per consentire ai ragazzi di esprimere regolarmente le loro preferenze nei confronti dei partiti: “Difficoltà insuperabili”, è stato spiegato. Gli universitari, però, proprio non ci stanno. “Non ci faremo mettere il bavaglio: voteremo comunque, a modo nosto”, fa sapere il gruppo di studenti toscani a Siviglia, in Spagna.
Ma in che modo si recheranno “alle urne”? L’idea è nata sul web, grazie anche al contributo della pagina Facebook Studenti italiani che non potranno votare alle prossime elezioni: su sollecitazione, in particolare, di alcune studentesse di Madrid, gli Erasmus hanno deciso di indire delle “elezioni parallele” rispetto a quelle ufficiali, con seggi autogestiti. L’iniziativa, almeno in un primo momento, prevedeva la raccolta di offerte libere, ma successivamente i ragazzi sono stati contattati da uno sponsor che supporterà il progetto quantomeno con la stampa delle schede elettorali. A Siviglia, l’appuntamento è per questo sabato, dalle 16 alle 20: le votazioni, a scopo ovviamente solo simbolico, si svolgeranno nel bar Il Ruko, in piazza Alfalfa. Gli studenti hanno scelto la data del 23 – volutamente prima dell’inizio delle consultazioni italiane – per poter avere maggiore visibilità con i risultati.
“La verità è che siamo indignati – spiegaFrancesca Cosenza, classe 1988, di Poggio a Caiano, in Provincia di Prato, e studentessa alla Facoltà di Scienze della Formazione di Firenze – Siamo partiti con la voglia di scoprire nuove culture, con la voglia di arricchirci, ma solo adesso ci accorgiamo di un’amara verità. Noi, però, votiamo lo stesso. I dati affermano che solo a Sevilla gli studenti Erasmus italiani sono più di 500: se a questo dato aggiungiamo il numero degli altri studenti italiani all’estero, delle persone italiane che non studiano e che comunque non hanno i requisiti burocratici per votare, è evidente che questo possa fare la differenza”.
Ad un certo punto, per far partecipare i ragazzi alle elezioni, si era sperato di poter ricorrere al voto per via postale, prassi comune negli altri Paesi europei. In Italia, tuttavia, questa modalità è estesa a tutti gli italiani residenti
ufficialmente all’Estero, tramite l’iscrizione nel registro anagrafico consolare
(AIRE). Agli Erasmus non resterebbe quindi altra scelta se non quella di prendere il primo volo disponibile per tornare nella Penisola. “Abbiamo una borsa di studio di 230 euro al mese, come base europea, e dobbiamo pagarci tutto. C’è chi è più fortunato e può magari permettersi un ritorno per le elezioni – commenta Nicola Pansera di Bergamo, nel gruppo degli Erasmus di Siviglia – e c’è chi invece è costretto a protestare a distanza sperando di essere ascoltato in Italia. Questo delle elezioni autogestite non lo vogliamo considerare un impegno politico schierato, ma più un impegno per preservare i nostri diritti“. “Io sarò una tra i pochi che ha la possibilità di tornare in Italia per votare, però ho deciso comunque di contribuire alla causa come posso – aggiunge Giulia Pepoli, 21 anni di Roma, che studia Lingue e Mediazione – Quello per cui stiamo lottando va oltre la politica. Votare è un nostro diritto che nessuno deve negarci e nel mio piccolo farò di tutto per riprendermelo”.
Tra i toscani che hanno voglia di far sentire la loro voce c’è anche Francesca Erbaggio: nata a Firenze, residente a Carmignano, studia Giurisprudenza. Anche lei, come gli altri, si recherà sabato alle elezioni “parallele” organizzate nella città spagnola. “Aderisco a questa iniziativa, che per quanto possa essere inutile, rappresenta lo sforzo e la voglia di chi ha deciso di non rimanere passivo e in silenzio – sottolinea la ragazza – Siamo all’estero, ma siamo pur sempre italiani“. “A mio avviso, c’è poco da stupirsi. Da sempre il mondo politico mostra uno scarso interesse verso la categoria degli studenti”, prosegue, amareggiato, Lorenzo Laudani, 26 anni, studente (Erasmus) di Ingegneria Edile a Pisa e residente a Livorno.
La voglia di riscatto verso un Paese poco attento nei confronti dei suoi studenti e dei suoi universitari, insomma, si sente. E questo sarà lo spirito che accompagnerà i ragazzi sabato, durante la loro pacifica mobilitazione. “Perché nessuno – concludono Elisabetta Pagliara e Marta Intiso della Facoltà di Farmacia, studentesse fuori sede del sud Italia – potrà offuscare le nostre idee. Nessuno potrà mai impedirci di parlare. Non siamo Erasmus senza voce”.