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Costa troppo, oggi, separarsi o divorziare

La crisi affossa i divorzi: “Separarsi? Un lusso”

Costa troppo, oggi, separarsi o divorziare
Costa troppo, oggi, separarsi o divorziare

FIRENZE – Da 800 a 3.500 euro per una separazione consensuale, fino a 9.500 per una giudiziale. Sono i numeri legati alle tante crisi matrimoniali che si registrano nel Paese e anche in Toscana. Cifre consistenti che fanno della separazione – vista la situazione economica attuale – un lusso riservato a pochi. La denuncia arriva dal consigliere comunale di “Noi con Matteo Renzi” Massimo Pieri, che riportando alcuni dati emersi nel corso del convegno “Il costo sociale della crisi familiare” (durante il quale sono stati presentati i risultati di alcune ricerche sugli effettivi costi di divorzi e separazioni, e le possibili soluzioni) apre la riflessione su un tema importante ma sempre più problematico.

Divorziare diventa sempre più difficile, complice la crisi economica. E se alcune coppie decidono di restare insieme per risparmiare, i padri separati finiscono sul lastrico per le spese di mantenimento – spiega Pieri – Dare un taglio al proprio matrimonio, solo di spese legali, costa troppo: per una separazione consensuale, con unica udienza, si va dagli 800 ai 3.500 euro, mentre per una separazione giudiziale con 4 0 5 udienze da un minimo di 1.055 a un massimo di 9.500 euro. Nel costo di un iter separativo vanno inoltre inclusi gli eventuali ricorsi ai successivi gradi di giudizio. Se poi si tratta di separazioni più complesse con sconfinamenti penali, istanze di modifica, indagini difensive, tre gradi di giudizio, Ctu ripetute sia in primo grado che in Corte di Appello, si sfora facilmente – fa notare – il tetto dei 50mila euro con picchi di oltre 200mila”.

Per non parlare, poi, dei casi di separazione con figli, dove oltre all’assegno destinato all’ex coniuge (“Le separazioni che si concludono con l’assegno di mantenimento al coniuge, di solito il marito alla moglie, sono 1 su 5, ovvero il 21,1% dei casi nel 2009”), bisogna aggiungere anche le spese per il mantenimento dei bambini o ragazzi: numeri talvolta veramente importanti, con importi mensili da versare – come contributo per un solo figlio – che possono persino arrivare a toccare quasi il 50% della busta paga mensile di un lavoratore regolare dipendente.

Più che una scelta, quella di restare insieme, per molti nuclei familiari del Belpaese finisce quindi per diventare una necessità. Il peso economico della separazione o del divorzio di questi tempi fa paura, col risultato che i cosiddetti “separati in casa” aumentano ogni anno di più. “Allo stesso tempo – conclude Pieri – nella totale assenza di uno stato sociale, aumentano inesorabilmente i padri separati che finiscono sul lastrico perché con il loro stipendio non riescono a coprire le spese legali, né l’assegno di mantenimento per i figli. Non a caso il 12,7% delle persone che si rivolgono alla Caritas sono separate o divorziate”.


Giulia Ghizzani

Giornalista

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