Le Figaro, ora nel mirino c’è il Calcio Storico Fiorentino
FIRENZE – «A Firenze con gli ultimi gladiatori. Dal medioevo quattro quartieri della città si affrontano senza pietà, per l’onore di vincere il torneo del Calcio Storico Fiorentino, sport di una violenza inaudita, praticato da uomini esercitati a battersi fino alla fine di sé stessi». Sono il titolo e il sommario di un articolo del quotidiano parigino Le Figaro pubblicato ieri 12 luglio, a firma del giornalista Cyril Hofstein.
Esce, e forse non è un caso, dopo tre giorni da un precedente reportage dalla Toscana sempre su Le Figar0, firmato da Eric Bietry-Rivierre, dal titolo «Inferno: Dan Brown rivisita la Firenze di Dante». Un articolo che ha destato non pochi malumori, soprattutto per la considerazione che Firenze «conta su questo best seller per dinamizzare un turismo in crisi». E dove non sono mancati accenni, neanche troppo velati, a «file d’attesa spaventose, venditori maleducati, commercianti truffatori, personale dei musei arrogante….».
Ora si torna a parlare di Firenze e delle sue tradizioni. Lo si fa puntando l’attenzione sul Calcio Storico e sulla finale del 24 giugno scorso tra Azzurri di Santa Croce e Bianchi di Santo Spirito. A 18 giorni dall’evento, non è proprio cronaca diretta, ma il reportage è fedele, vissuto attraverso gli occhi e gli sguardi dei protagonisti. In particolare di Alessio, un calciante azzurro. Le passioni, la competizione serrata, le lacrime di gioia di Alessio alla fine, quando «l’onore è ritrovato». Si parla anche della confusione durante l’incontro, definita «totale». Tutto vero. Probabilmente il titolista ha voluto «riparare» al ritardo nella pubblicazione del pezzo che l’ottimo giornalista aveva probabilmente inviato quasi in tempo reale, ma che era rimasto poi fermo. Ed è forse andato un po’ sopra le righe.
La questione però è un’altra. Prima si punta il dito contro la Firenze bottegaia, poi – tre giorni dopo – è la «violenza inaudita» del Calcio Storico a tener banco sui titoli del quotidiano francese. È presto, e forse inopportuno, parlare di accanimento contro il capoluogo toscano. Gli indizi però ci sono tutti. Di lezioni ne faremmo volentieri anche a meno. Pronti se necessario a confrontare i tempi di attesa per entrare al Louvre con quelli sotto la Galleria degli Uffizi. Oppure al Museo D’Orsay in confronto alla Galleria dell’Accademia. Cronometro alla mano.
