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Piombino, dalla Giordania 3 miliardi per l’acciaio

L'area industriale del porto di Piombino
L’area industriale del porto di Piombino

Prima di finire sotto il «fuoco amico» di Matteo Renzi e del Pd, Enrico Letta aveva annunciato con entusiasmo il suo ritorno dalla missione nel mondo arabo con accordi per 500 milioni di euro. Tanto di cappello, certo. Ma ora si scopre che, senza enfasi e con la notizia confinata quasi esclusivamente nelle pagine locali, il magnate giordano Khaled al Habahbeh sta per presentare un’offerta da tre miliardi di euro (sì, avete letto bene, non ho confuso gli zeri…) per investire nell’acciaio in Italia. Rilevando con un miliardo e mezzo i tre stabilimenti Lucchini di Piombino (Livorno), Lecco e Condove (Torino) e garantendo il posto di lavoro a oltre duemila dipendenti. E riversando un altro miliardo e mezzo sulla città di Piombino. Obiettivi? Spostare lo stabilimento fuori, in una zona capace di accogliere senza problemi un insediamento industriale e rilanciando, nel cuore di Piombino e sulla costa etrusca nautica da diporto, nuovi alberghi e strutture turistiche dotate di molte stelle.

Khaled Al Habahbeh
Khaled Al Habahbeh

La notizia che dalla Giordania si stavano interessando a Piombino l’aveva pubblicata il vostro giornale, «FirenzePost», alcune settimane fa. Ma solo in questi giorni l’investimento ha preso consistenza attraverso una conferenza stampa del magnate giordano. Il problema? Una corsa contro il tempo. L’altoforno, baluardo per il mantenimento dell’acciaieria, ha autonomia fino al 20 marzo. Potrebbe andare avanti fino al 10-15 aprile ma solo se sarà rifornito di combustibile. Fare arrivare un’altra nave costa circa 20 milioni di euro. Che Khaled al Habahbeh sarebbe disposto ad anticipare, a patto che gli venga data la garanzia che l’affare possa essere felicemente concluso. L’ostacolo sembra l’atteggiamento del commissario straordinario incaricato di avviare la cessione della Lucchini, Piero Nardi. Che è giustamente cauto. Com’è ovvio che sia. Ma nel mondo degli affari, oggi, gli accertamenti non sono difficili. Del resto, lo stesso giordano ha annunciato di voler preparare un memorandum under standing da presentare a Nardi, corredato da un progetto finanziario. Aggiungendo: «Noi crediamo nella Lucchini e siamo qui per terminare l’accordo nel piu’ breve tempo possibile». Al memorandum, se accettato da Nardi, seguirà un’offerta vincolante nel giro di due settimane.

Il gruppo arabo, la cui sigla è Smc, assicura di avere sbocchi di mercato nel Nord Africa e in Medio Oriente attraverso società collegate, garantendo di possedere know how e finanze solide. ha aggiunto il magnate. Musica per le orecchie di Gianni Anselmi, sindaco di Piombino, che ha commentato: «Se ci saranno le garanzie che aspettiamo, posso dire che il progetto interpreta le nostre aspettative». Il che ripropone, a pari invertite, la vecchia frase attribuita agli arabi: «Mostrare i soldi, vedere cammello…». Ma questa trattativa sembra tutt’altro che una battuta. Vale sei volte più della missione di Letta. E un’eccezionale iniezione ricostituente per l’economia della Toscana.


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Sandro Bennucci

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