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Natale 2025
Allievi Accademia Navale

Professione Cadetto di Marina: «Così costruiamo il nostro futuro a 20 anni»

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NORD ATLANTICO – Si chiuderanno tre giorni sottocoperta e non ne usciranno prima di aver deciso il nome del loro corso. Un vero e proprio «conclave» per gli 89 giovanissimi allievi (quasi tutti ventenni) del primo anno dell’Accademia Navale di Livorno, a bordo del cacciatorpediniere lanciamissili «Luigi Durand de la Penne» per la loro campagna d’istruzione estiva di un mese e mezzo nel Mediterraneo e in Atlantico. Lasciata Londra sono attualmente in navigazione lungo le coste francesi, in direzione della Spagna.

«Il nome? Sarà la nostra identità per sempre e il momento del nostro vero ingresso nella Marina Militare» dicono senza incertezza alcuna. Il giuramento per le «matricole» della 1ª Classe (all’inizio dell’anno) è certamente importante, ma è il nome e la bandiera del corso che sanciranno il senso di appartenenza alla forza armata.

In questi giorni è il «loro» argomento fisso di ogni conversazione. Ne parlano tra loro anche durante l’attesa di salire a bordo – per la prima volta nella vita – di un elicottero per il battesimo «militare» dell’aria. Una bazzecola. È del nome del corso che devono parlare. L’emozione del volo passa in seconda linea.

Una breve pausa durante la loro intensissima giornata di lavoro consente al cronista di FirenzePost di scambiare qualche opinione con un gruppo di allievi, ad uno dei tavoli della mensa. Gli stessi locali dove si studia, dove si ascoltano lezioni d’inglese da un insegnante madrelingua, dove ci si esercita nella non facile (specie a 20 anni) arte della comunicazione e del parlare in pubblico, attraverso relazioni e mini conferenze. Poco dopo inizierà la proiezione – naturalmente in inglese – del film «Captain Phillips» con Tom Hanks, un’icona per chi va per mare.

Davanti a me nove ragazzi, che ogni genitore vorrebbe avere. Alcuni hanno fatto il liceo presso una scuola militare: non solo il Morosini della Marina a Venezia, ma anche la Douhet dell’Aeronautica a Firenze. Altri vengono direttamente dalla cosiddetta vita civile. Fino a poco tempo fa (sembra lontanissimo ma al massimo è passato un anno) erano insieme a coetanei, la maggior parte dei quali a corto di idee e di prospettive e la cui unica preoccupazione è come tirar tardi noiosamente la notte.

Non c’è bisogno di chiedere la motivazione per cui hanno scelto di affrontare la scala più ripida della carriera militare: quella che li porterà – da ufficiale – alla responsabilità diretta di gestire risorse umane e mezzi navali. Ognuno di loro ha la sua storia: la passione per il mare, marinai in famiglia, aver scoperto la Marina attraverso i mass media. L’importante è la convinzione di esserci. E la carica di volerci restare. Un minimo comune denominatore? Nella maggior parte dei casi c’è una famiglia alle spalle, che da sempre li ha educati nel rispetto di valori e senso di responsabilità. Una fortuna, in un momento come quello attuale in cui tanti genitori abdicano al proprio ruolo rimandando ad altri la formazione dei figli.

Mai un dubbio o un attimo di fragilità? «Certo – risponde d’un fiato il capo classe Marzio Pratellesi, 20 anni, di Firenze – ma è proprio in quel momento difficile che interviene il collega di corso a darti una mano e farti forza. E sa che se dovesse capitare a lui, ci siamo noi ad aiutarlo. È il nostro concetto di squadra».

La giornata a bordo incalza. Dalla sveglia alle 5.40 alle osservazioni notturne del cielo la notte – compresi i turni di guardia, le esercitazioni e le ore di studio – i ritmi si susseguono incalzanti. Le ore di sonno da recuperare restano un miraggio. Ma il sorriso non passa e la voglia di mettersi in gioco è tanta. A quell’età è una garanzia, non solo per loro ma per tutta la nazione.

(Continua – 3)

ARTICOLI PRECEDENTI:

13 ago 2014 –Il Durand de la Penne lascia il porto di Londra. A bordo della nave intitolata all’eroe di Alessandria d’Egitto, 90 allievi dell’Accademia Navale di Livorno

14 ago 2014 – Lungo il Tamigi con il cacciatorpediniere «Durand de la Penne» sulle rotte di Nelson


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Sandro Addario

Giornalista

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