«Scramble» sull’Atlantico per salvare un naufrago con l’elicottero della Marina
OCEANO ATLANTICO – «Scramble, scramble, scramble per Magnum. Segnalato naufrago a 2 miglia a dritta». Il segnale di allarme e di decollo immediato non lascia dubbi. L’equipaggio in stand-by dell’elicottero AB 212 della Marina (nome in codice, Magnum) a bordo del cacciatorpediniere «Durand de la Penne» sa che è il suo turno. Nei tempi previsti – da un minimo di 5 (nelle situazioni di particolare allerta) ad un massimo di 30 minuti – ognuno dei componenti la squadra sa cosa fare al centesimo di secondo: piloti, operatori di volo, specialisti sul ponte. Appena decollato, il controllore di volo all’interno della nave fornisce al pilota tutte le informazioni sulla missione.
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È quanto è successo ieri mattina nel golfo di Biscaglia, in pieno oceano Atlantico, a circa 50 miglia dalla costa francese. Una spettacolare esercitazione Sar (Search and Rescue) a cui hanno assistito gli allievi dell’Accademia Navale di Livorno, alcuni dei quali imbarcati sul gommone e sulla motobarca in dotazione al Durand de la Penne.
È lo stessa attività con cui vengono tratti in salvo tanti naufraghi durante l’operazione «Mare Nostrum» nel canale di Sicilia come il pilota di un velivolo militare che ha avuto un avaria e che è stato costretto a lanciarsi in mare. Con la differenza, non irrilevante, che quest’ultimo è addestrato anche ad essere recuperato in mare, mentre i primi si aggrappano solo alla forza della disperazione e all’istinto di sopravvivenza. «L’esercitazione è indispensabile per mantenere costantemente addestrato il personale, pronto ad intervenire con tempestività ed efficacia al primo allarme» dice il tenente di vascello Marco Nardone che comanda la sezione elicotteri della nave, di cui – con lui – fanno parte 3 piloti, 2 operatori e 7 specialisti.
Appena individuato la persona in acqua il pilota segnala al controllo della «mamma» (il nome in codice della nave madre) la posizione sul Gps e contemporaneamente si lanciano in mare due operatori specializzati nel recupero naufraghi, i cosiddetti Orn. Mentre uno si accerta delle condizioni del soggetto in acqua, l’altro lancia un razzo fumogeno bianco per indicare da subito al pilota la direzione del vento, indispensabile per potersi avvicinare con sicurezza sopra il gruppo di persone in acqua che ora sono diventate almeno tre.
Ogni atterraggio di un velivolo si fa controvento per governare meglio l’apparecchio. A questa regola base non sfuggono neppure gli elicotteri che si avvicinano alla superficie del mare, a un’altezza minima di qualche metro dal pelo dell’acqua. Un altro fumogeno, questa volta rosso, viene sparato dagli operatori proprio vicino al naufrago per indicare il punto esatto dove far calare il verricello dall’elicottero e al tempo stesso fornire un’ulteriore indicazione sul vento. Di notte i fumogeni diventano razzi luminosi, ma la funzione è sostanzialmente la stessa.
L’AB 212 è ora sulla verticale del fumogeno rosso. Viene calato il verricello in acqua e vengono issate due persone insieme: il soccorritore che tiene legato il naufrago. Il terzo operatore attende in acqua il suo turno. La destinazione è ora il ponte di volo della nave madre, dove sono già in attesa il personale medico ed infermieristico.
Giornata piena – come tutte del resto – quella di ieri per gli allievi dell’Accademia Navale imbarcati sul Durand de la Penne. Nella mattina e anche durante l’esercitazione Sar sono scesi in mare, attraverso una «semplice» scaletta di corda lungo la fiancata della nave, per completare l’addestramento necessario ad ottenere l’abilitazione alla conduzione di mezzi nautici, sotto la guida del nostromo di bordo Nicola Giuliani e dei nocchieri. Una giornata da non dimenticare facilmente, tra le tante sempre intense, di questa campagna estiva 2014. E negli animi di alcuni questi ragazzi di 20 anni si fa largo il desiderio di fare proprio il pilota. Magari proprio su un AB 212 alla ricerca e al salvataggio di un naufrago.
(Continua – 5)
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14 ago 2014 –Lungo il Tamigi con il cacciatorpediniere «Durand de la Penne» sulle rotte di Nelson
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