Pensioni, la Corte dei Conti: il blocco è incostituzionale. La Consulta dovrà pronunciarsi anche sul ripristino della perequazione
ROMA – La Corte dei Conti – Sezione giurisdizionale per la Regione Emilia-Romagna ha rilevato che i tagli alle pensioni sono incostituzionali. La Corte ha sollevato due nuove eccezioni di incostituzionalità del blocco della perequazione delle pensioni superiori a tre volte il minimo Inps per il biennio 2012-2013.
PENSIONATI – La sezione ha accolto la tesi di dieci pensionati Inps e ha ritenuto violati i principi di uguaglianza, proporzionalità ed adeguatezza della retribuzione anche differita, della garanzia previdenziale, della capacità contributiva e del concorso di tutti i cittadini alle spese pubbliche, sanciti dagli articoli 3, 36, 38, 53, nonché dall’art. 117, primo comma, della Carta repubblicana; per violazione della Convenzione europea dei diritti dell’Uomo – art. 6, diritto dell’individuo alla libertà e alla sicurezza; art. 21, diritto di non discriminazione, che include anche quella fondata sul patrimonio; art. 25, diritto degli anziani, di condurre una vita dignitosa e indipendente; art. 33, diritto alla protezione della famiglia sul piano giuridico, economico e sociale; art. 34, diritto di accesso alle prestazioni di sicurezza sociale e ai servizi sociali .
CORTE – Sono ormai numerose le questioni pendenti davanti alla Corte Costituzionale su quest’argomento: le ordinanze della Corte dei Conti dell’Emilia-Romagna dovranno essere esaminate dalla Consulta, insieme a quelle analoghe, ancora pendenti, del tribunale del lavoro di Palermo e della Corte dei Conti della Liguria. In passato la Corte aveva già pronunciato l’incostituzionalità dei contributi di solidarietà imposti dal Governo monti e confermati da Letta.
GOVERNO – Il governo, preso atto di queste pronunce giurisdizionali, starebbe pensando a un prelievo di solidarietà sulla differenza tra l’assegno pensionistico che si riceve in base alle regole pre riforma Dini e l’importo teorico che si sarebbe invece maturato applicando il metodo contributivo. Nelle casse previdenziali potrebbe arrivare così un miliardo l’anno, destinato a sostenere il reddito di coloro che a pochi anni dalla pensione perdono l’occupazione, ma anche la cassa integrazione in deroga. Non è nemmeno escluso che una parte degli introiti possa essere dirottata a rafforzare le pensioni minime.
POLETTI – Come FirenzePost aveva già preannunciato, l’ipotesi era stata avanzata a fine agosto dal ministro del lavoro Giuliano Poletti. Il Ministro, che poi aveva fatto marcia indietro di fronte alle reazioni negative di sindacati, partiti e pensionati, aveva detto di essere favorevole a intervenire sulle pensioni elevate con la finalità di un sostegno agli esodati.
Queste decisioni della Corte dei Conti dovrebbero porre un ulteriore freno alle intenzioni del Governo, soprattutto se saranno convalidate dalla Consulta. Ma Renzi è a caccia disperata di quattrini. Probabilmente anche alla spending review, viste le resistenze opposte da ministeri, regioni e comuni, mancheranno alla fine alcuni milioni per far quadrare i conti della legge di stabilità. Quindi quale soluzione più facile di continuare a usare i pensionati come bancomat? Ma in questo caso pioveranno ancora i ricorsi alle magistrature ordinarie e contabili, che provvederanno a sanare ulteriori ingiustizie.