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Presidio operai-Lucchini alla Fortezza di Piombino

Piombino, Federacciai a gamba tesa sulla Lucchini: violenta polemica con Regione, Governo, sindacati

Il destino delle acciaierie di Piombino tiene col cuore in gola migliaia di famiglie
Per la città toscana è vitale la sopravvivenza delle acciaierie: sono in gioco oltre 2 mila posti di lavoro

ROMA – All’indomani dell’offerta vincolante del gruppo industriale algerino Cevital per rilevare le acciaierie Lucchini di Piombino scoppia la polemica sulla possibilità, che appare piuttosto concreta, di un ingresso in forze nel mercato italiano ed europeo della siderurgia da parte della multinazionale di Algeri, tramite la «testa di ponte» dello stabilimento toscano. Ad accendere la miccia, oggi 22 ottobre, con un’intervista al Sole 24 Ore, il presidente di Federacciai (l’associazione di categoria degli industriali siderurgici), Antonio Gozzi.

GOZZI – «L’ipotesi di installare in Italia un’ulteriore capacità da forno elettrico da 2 milioni di tonnellate avrebbe un effetto distorsivo sia sull’equilibrio tra domanda e offerta», ha dichiarato Gozzi, riferendosi all’iniziativa degli algerini di Cevital. Il gruppo nordafricano sarebbe intenzionato a produrre a Piombino anche acciai speciali. In sostanza Federacciai ha paura che la concorrenza di Cevital, grazie a Piombino, metta in difficoltà l’intero sistema elettrosiderurgico nazionale.

IL GOVERNO – Immediate e virulente le reazioni. «La Lucchini è un’azienda in amministrazione straordinaria – ha spiegato il vice Ministro allo Sviluppo Economico Claudio De Vincenti – e, per tutti i siti, il Commissario sta conducendo con la massima trasparenza una procedura a evidenza pubblica competitiva rispetto alla quale il Governo svolge la funzione di garanzia prevista dalle norme». Poi l’affondo: «Nessuno, proprio nessuno, può permettersi ingerenze di alcun tipo in questo processo così importante per il futuro degli stabilimenti Lucchini e per i lavoratori e le comunità locali interessate».
LA REGIONE – Infuriato il governatore della Toscana, Enrico Rossi, che preannuncia possibili azioni legali: «Non solo questi miseri capitalisti italiani non sono stati in grado di offrire una proposta decente per Piombino – attacca a testa bassa – ma addirittura vorrebbero che nessuno lo facesse e che fosse il Governo ad impedirglielo. I padroni delle ferriere vogliono il mercato quando gli fa comodo e vogliono la tutela pubblica del loro monopolio quando è minacciato dalla concorrenza e dallo sviluppo tecnologico». «Ho dato mandato all’avvocatura regionale – ha sottolineato Rossi – di valutare se esistano gli estremi per un’azione legale a tutela dell’azienda, dei lavoratori, di Piombino e della Regione Toscana».
I SINDACATI – Pronti a una denuncia anche i sindacati: «Le proposte Cevital e Jindal per rilevare le acciaierie di Piombino devono essere esaminate con la massima correttezza. Ed è perciò inappropriato l’intervento di Gozzi in una fase così delicata. Per noi è una vera e propria turbativa d’asta e stiamo quindi consultando i nostri legali per valutare se ci sono i termini di legge per inoltrare una denuncia».
LA REPLICA – In serata arrivata la replica del capo degli industriali dell’acciaio. Nessuna ingerenza nella vicenda della vendita dell’acciaieria Lucchini di Piombino, «ho semplicemente espresso un ragionamento, pacato e rispettoso, di politica industriale e credo che questo sia pienamente legittimo e compatibile col mio ruolo di presidente degli industriali siderurgici italiani», scrive Antonio Gozzi in una nota. «Mi rendo conto» è la conclusione di Gozzi «che a Piombino sono in bilico 1.500 posti di lavoro, ma d’altra parte io devo ragionare pensando ai 35.000 posti di lavoro dell’intero comparto siderurgico».

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Domenico Coviello

Giornalista

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