Mukki Latte: grandi marchi in agguato. Il presidente Marchionni: «Siamo in attivo, Palazzo Vecchio ci pensi prima di vendere le quote»
FIRENZE – «Non voglio e non posso sostituirmi alle decisioni delle istituzioni, tanto meno a quelle del sindaco di Firenze. Rivendico però i risultati e la storia della Mukki Latte. L’unica cosa che posso fare è invitare i soci a considerare i risultati ottenuti. Quest’anno chiuderemo il quinto bilancio consecutivo in attivo, abbiamo dimezzato l’indebitamento, diamo lavoro a 1000 persone e rappresentiamo la sopravvivenza delle aziende toscane».
E’ questa la risposta del presidente della Centrale del Latte di Firenze, Pistoia e Livorno, Lorenzo Marchionni alla possibilità, che dopo Pistoia, arrivi la dismissione della quota della mitica Mukki Latte anche del Comune di Firenze, paventata dal Sindaco Dario Nardella la scorsa settimana. Ma prima del sindaco di Firenze a parlare, anzi annunciare di cedere il proprio 18, 416% del capitale societario è stato il Comune di Pistoia ai primi di ottobre. La decisione dell’amministrazione pistoiese ha sollecitato l’appetito di grandi marchi. Ancora Marchionni: «Nel momento in cui Pistoia quella porta l’ha spalancata, gli altri soci o ne subiscono le strategie o mettono in piedi a loro volta alternative percorribili».
Il timore di una cessione del pacchetto di maggioranza aveva fatto scattare l’ira dei produttori del Mugello, preoccupati anche dall’arrivo dei grandi gruppi, visto anche quello che era successo in merito alla liberalizzazione delle quote latte che ha fatto diventare la rete commerciale e produttiva della Mukki un possibile affare per Parmalat, Granarolo e altri.
«In Toscana – continua il presidente di Mukki Latte – le quote latte sono distribuite in questo modo: la Mukki Latte rappresenta il 40% del mercato, l’altro 30% è rappresentato, invece, dal latte della grande distribuzione come Esselunga, Coop, Conad solo per citarne alcuni, e l’ultimo 30% dal resto del mondo: dove Granarolo rappresenta il 7%». Quello che preoccupa il presidente Marchionni è che «si vada a fare un’operazione finanziaria piuttosto che industriale. Mukki Latte oggi non costa 1 euro alla collettività ed in più distribuisce ricchezza , dà lavoro, offre prodotti di alta qualità».
Ma su Mukki Latte uncombe un altro rischio: secondo un comma dell’articolo 569 della legge di stabilità, le partecipazioni delle società non strategiche devono essere cedute. A questo punto c’è da capire come viene considerata Mukki Latte. Certo è che la vicenda resta aperta: è ancora del tutto aperta. E che i dipendenti dell’azienda e i produttori toscani continuano a coltivare timori anche se si dichiarano pronti a tutto pur di salvare quello che c’è dietro il marchio: ossia la mitica Centrale del latte di Firenze, Pistoia e Livorno