Concordia: Schettino condannato a 16 anni e un mese di arresto. Nel naufragio davanti al Giglio morirono 32 persone
GROSSETO – Sedici anni di reclusione e un mese di arresto per il naufragio della Costa Concordia: questa la pena per il comandante Francesco Schettino stabilita dai giudici del Tribunale di Grosseto.
La sentenza del processo di primo grado è arrivata alle 20 di oggi, 11 febbraio, dopo poco meno di 8 ore di camera di consiglio, letta dal presidente Giovanni Puliatti in mezzo ai giudici a latereSergio Compagnucci e Marco Mezzaluna. Il collegio giudicante ha condannato inoltre Schettino – assente al momento della proclamazione del verdetto – al pagamento delle spese processuali, all’interdizione perpetua dai pubblici uffici e all’interdizione per 5 anni dal ruolo di comandante di nave.
E non solo. Il comandante della Concordia e la compagnia Costa Crociere sono stati condannati in solido a risarcire le parti civili, tra cui i naufraghi che hanno riportato lesioni, la Presidenza del Consiglio, alcuni ministeri, la Protezione civile, la Regione Toscana e il Comune di Isola del Giglio. All’Isola del Giglio Schettino e Costa Crociere dovranno risarcire 300 mila euro, contro i 300 milioni richiesti.
A numerosi superstiti del naufragio il Tribunale ha riconosciuto il risarcimento richiesto come parti civili. Per molti di loro, la cifra è di 30 mila euro. Anche a Domnica Cemortan, la giovane moldava in plancia con Schettino la sera della tragedia, spetta questo risarcimento.
I 16 anni di reclusione per Schettino sono così ripartiti: 5 anni per il reato di disastro colposo, 10 anni per gli omicidi plurimi colposi e 1 anno per il reato di abbandono di persone minori o incapaci. Il Tribunale non ha invece riconosciuto, come richiesto dalla pubblica accusa, l’aggravante del naufragio colposo e neppure l’aggravante della colpa cosciente per gli omicidi plurimi colposi.
L’accusa aveva chiesto per Francesco Schettino una pena di 26 anni di reclusione e tre mesi di arresto, la custodia cautelare in carcere, l’interdizione perpetua ai pubblici uffici, l’interdizione legale per tutta la durata della pena inflitta e l’interdizione alla professione per 5 anni e 6 mesi.
L’ex comandante della Concordia, unico imputato nel dibattimento di Grosseto, è stato processato per i reati di omicidio colposo plurimo relativo alle 32 vittime del naufragio della Concordia (la sera del 13 gennaio 2012), lesioni colpose, naufragio colposo, abbandono di nave, abbandono di persone incapaci e omessa comunicazione all’autorità marittima.
AGGIORNAMENTO ORE 21.45
«Siamo totalmente soddisfatti. I giudici hanno deciso per un completo accoglimento del nostro impianto accusatorio confermando tutti i reati per l’imputato». Così i pm di Grosseto, Maria Navarro, Alessandro Leopizzi e Stefano Pizza, dopo la lettura della sentenza.
«È una sentenza dura ma essere riusciti quasi a dimezzare le richieste esagerate della Procura forse restituisce un po’ di onore» a Schettino, ha dichiarato l’avvocato dell’ex comandante della Concordia,Domenico Pepe. Il legale ha annunciato che farà appello dopo aver letto le motivazioni della sentenza che saranno rese pubbliche fra 90 giorni.
«È una sentenza molto equilibrata che rende giustizia nell’interesse di tutti», ha dichiarato l’avvocato di Costa Crociere, Marco De Luca.
Per l’avvocato Alessandra Guarini, difensore della parte civile «Giustizia per la Concordia», è positivo «il segnale delle provvisionali riconosciute per i danni». «Noi – ha dichiarato – avevamo sollecitato ad andare oltre Schettino, che non poteva pagare per tutti. La Procura vada ora a individuare gli altri responsabili».
«Sedici anni per 32 vittime non sono nulla» è stato invece il commento diGiovanni Girolamo, padre di Giuseppe, il musicista pugliese che lavorava sulla nave e che morì per salvare un bambino. «È una pena inadeguata – aggiunge Giovanni – e forse lo sarebbe stata anche se Schettino fosse stato condannato a 26 anni, quanto chiesto dall’accusa. E poi non doveva essere condannato solo Schettino, ma anche chi era in plancia con lui e chi, della Costa, era a terra e non ha fatto nulla». Girolamo confidava anche nell’arresto: «Sì, lo speravo – dice – ma ormai non possiamo farci nulla, questa è la giustizia italiana».
Deluso il sindaco del Giglio, Sergio Ortelli. «Sulla provvisionale avremmo auspicato più coraggio da parte del tribunale che, evidentemente, non ha saputo cogliere la complessità delle nostre richieste risarcitorie – ha detto -: tutte puntualmente documentate e oggetto di consulenze tecniche».
AGGIORNAMENTO ORE 22.50
«L’importante è non dimenticare questa vicenda. Invece se Schettino finirà in carcere, dopo un po’ tutti si dimenticheranno di lui, come si dimenticheranno delle vittime». Lo ha detto Kevin Rebello, il fratello di Russel Rebello, il cameriere indiano ultimo disperso della Costa Concordia, il cui corpo è stato ritrovato durante lo smantellamento della nave a Genova. Il corpo di Russel è ancora a Genova ma – spiega Kevin – se non ci saranno intoppi burocratici, il funerale si svolgerà il 22 febbraio prossimo a Mumbai, in India.
«Sedici anni, eh? Quando si parlava dell’eventuale pena nell’immediatezza dell’incidente ci andai vicino dicendo che avrebbe preso almeno 15 anni. Adesso non so valutare se la condanna per Schettino sia giusta o meno: ormai ho accettato quanto è accaduto e non voglio vivere di rimorsi o rancori. Ma 32 vittime sono dipese dal suo operato». Così Elio Vincenzi, il marito di Maria Grazia Trecarichi, la donna siciliana morta nel naufragio, i cui resti sono stati trovati diversi mesi dopo il disastro. «La mia vita è stata stravolta da questo incidente ed è giusto che ci fosse una sentenza. Non so dire se sia giusta la condanna o se fossero troppi i 26 anni richiesti dall’accusa. E – aggiunge Vincenzi – non so ancora che giudizio dare su Schettino, ma ho notato che parecchie bugie le ha dette e ha cercato di mentire anche quando era insostenibile farlo. Le vittime non sono dovute all’impatto ma a quello che è successo dopo. Mia moglie è scivolata in acqua molto dopo e il responsabile principale è chi non è intervenuto».
Non è mancato il commento dell’ex comandante condannato, Francesco Schettino: «Combatterò sempre per dimostrare che io non ho abbandonato la Costa Concordia. Quanto al resto, aspetto di leggere le motivazioni della sentenza» ha detto, affermando di essere «deluso» per la conferma del reato di abbandono della nave nella sentenza che lo condanna per il disastro del Giglio.