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Toscana, l’Anm contro Piero Tony: «L’ex procuratore ci delegittima»

Divampa la polemica fra le toghe
Divampa la polemica fra le toghe

FIRENZE – Durissima presa di posizione, oggi 12 giugno, da parte della Giunta distrettuale toscana dell’Associazione nazionale magistrati contro Piero Tony, ex procuratore capo di Prato ed ex presidente del Tribunale dei Minori di Firenze.

DISSENSO – All’unanimità la Giunta, è scritto in una nota, «sente il dovere di esprimere profondo dissenso per le affermazioni contenute nel libro scritto dall’ex collega Piero Tony, dal titolo ‘Io non posso tacere’, laddove l’autore, che per molti anni ha esercitato l’attività di magistrato in Toscana, ricoprendo anche il ruolo di presidente del tribunale per i minorenni di Firenze e di procuratore della Repubblica di Prato, ha ritenuto, solo dopo essere andato in pensione, di pubblicare un testo dalla valenza oggettivamente delegittimante dell’intero Ordine Giudiziario, in quanto intessuto di giudizi del tutto infondati». «Non è del resto accettabile – prosegue il testo – che chi ha ricoperto importanti incarichi direttivi attenda di andare in pensione per esprimere pubblicamente i propri asseriti convincimenti critici sulla categoria professionale di appartenenza, quando invece, coerentemente ai propri dichiarati convincimenti, l’ex collega Tony avrebbe potuto e dovuto tradurre in denunce e iniziative formali le distorsioni di cui lamenta soltanto ex post la diffusa esistenza».

DIETROLOGIE – «Non è del pari accettabile – continua l’Anm Toscana polemizzando con il magistrato – che si pretenda di riscrivere la storia di processi definiti con sentenze passate in giudicato con interpretazioni soggettive, radicalmente smentite dalle emergenze processuali, oppure di processi non conclusi nelle aule per morte dell’imputato, oppure ancora, vagheggiare indimostrate dietrologie con riferimento all’istituto dell’applicazione extradistrettuale di magistrati, che, come è noto, costituisce un meccanismo ordinamentale assolutamente consueto, applicato abitualmente per garantire la funzionalità del processo».

DEONTOLOGIA – «A tutela, quindi, dei colleghi, inquirenti e giudicanti, che ogni giorno, senza essere in alcun modo condizionati da clamore mediatico o da altre motivazioni, compiono responsabilmente il proprio dovere – si legge ancora nel comunicato -, la Giunta ribadisce che la realtà dei fatti non è quella descritta nel libro di Piero Tony, ma è il portato del quotidiano impegno e sacrificio dei magistrati, e sottolinea al contempo il dovere di denunciare eventuali e singole patologie quando si è nell’esercizio delle funzioni giudiziarie, in specie se direttive, e non quando si è nella comoda posizione di potere dire tutto, senza assumere alcuna responsabilità». La Giunta dell’Anm Toscana sottolinea infine che «imprescindibili doveri deontologici ed etici del magistrato sono la sobrietà, la riservatezza, il rifiuto di ogni vanità ed autocompiacimento nonché il rispetto per le sentenze, specie quando trattasi di pronunciamenti passati in giudicato, e la perdurante coscienza dell’imprescindibile ruolo che la magistratura svolge nel Paese».

LA POSIZIONE DI TONY – Nella presentazione del libro di Tony che la casa editrice Giulio Einaudi fa online è riportato un estratto delle affermazioni del magistrato ora in pensione, secondo cui: «Sarebbe bello, sarebbe un sogno dire che è solo un problema di riforme, di risorse, di scelte del governo, di leggi fatte e di leggi non fatte. C’è anche quello, sí, ma il problema è nostro, prima di tutto, e fino a quando non capiremo che c’è tanto che non va, e che quel tanto riguarda non solo l’esterno, bensí anche l’interno della magistratura, la sua anima e la sua cultura, rimarremo inerti ad assistere a un grave e progressivo deterioramento di credibilità e autorevolezza, due condizioni necessarie per l’accettazione di qualsiasi giudizio. E allora no, francamente non posso tacere». «Piero Tony – prosegue ancora il testo che Einaudi pone a premessa della presentazione del libro –ha scelto di andare in pensione con due anni di anticipo per essere libero di protestare contro un fenomeno tutto italiano, quello dei magistrati che spesso hanno trasformato gli strumenti di indagine in armi puntate contro i cittadini, usandole poi per combattere battaglie politiche. Il suo è un racconto sconcertante, ancor piú venendo da un giudice ‘certificato e autocertificato di sinistra’, poiché rivela l’esistenza di un virus capace di minare la giustizia del nostro Paese. Un virus che però può, e deve, essere combattuto».


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Domenico Coviello

Giornalista

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