Alluvione ’66: «Arno fiume dei Toscani», documentario-inchiesta in onda l’1 novembre (alle 12,25) in Tv su RaiTre
FIRENZE – Cinquant’anni dopo l’alluvione del 4 novembre 1966, la Rai della Toscana ha realizzato un’inchiesta sul fiume: dall’inquinamento alla messa in sicurezza dell’Arno. Il servizio andrà in onda martedì primo novembre alle 12,25 su RaiTre. Titolo: «Arno fiume dei Toscani». E’ stato ideato da Guido Torlai, capo della redazione Rai della Toscana, e realizzato dai giornalisti Marco Hagge e Jacopo Cecconi con la collaborazione di Sandro Bennucci (firma storica de La Nazione e oggi direttore di Firenze Post). Il documentario, presentato dal direttore della sede Rai, Andrea Jengo, ha il taglio dell’inchiesta giornalistica: racconta il fiume partendo dalla sorgente del monte Falterona, dominata dalla lapide con i versi di Dante, fino alla foce, a Marina di Pisa, passando per Firenze e due terzi della Toscana.
I giornalisti hanno percorso il fiume e hanno effettuato riprese, per un’intera settimana, sulle imbarcazioni dei vigili del fuoco, e con la collaborazione del Corpo Forestale dello Stato, raccogliendo, in vari punti, campioni di acqua per dimostrare il livello dell’inquinamento che emerge in buone condizioni anche se non è l’Arno d’argento degli anni Sessanta, quando si poteva fare il bagno anche a Firenze, in zona Bellariva. Per quanto riguarda il rischio idraulico, in caso di una futura alluvione, l’inchiesta racconta, attraverso la voce dell’ingegner Enio Paris, «che l’Arno non è poi così sicuro se consideriamo che su 100 milioni di metri cubi d’acqua prodotti dall’alluvione Bilancino ne contiene solo 19».
«Mi sembra – ha spiegato Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana – una dimostrazione di come si può fare un ottimo servizio pubblico sui problemi, mettendo in risalto la ricchezza dell’Arno in Toscana, e le soluzioni e investimenti futuri. A distanza di 50 anni rimane l’amarezza di quello che non abbiamo fatto, però noi stiamo lavorando ed entro il 2022, in collaborazione con il Governo, si spera di concludere i lavori per la sicurezza. Non avendo avuto subito le risorse, noi spendiamo 100 milioni d’euro l’anno e, se continuiamo su questa strada, fra dieci anni la protezione sarà di alto livello. Tra i miei pallini – ha concluso Rossi – c’è la pulizia degli argini del fiume: se si tengono puliti, l’acqua scorre».
Un’utile iniziativa, che ha il merito di porre l’accento sui problemi, tanti, ancora esistenti e sulla necessità di ulteriori e decisivi interventi, necessari per mettere in sicurezza la nostra città.