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Imu, la protesta dei circoli Arci (Foto Arci Firenze)

Le Case del Popolo contro l’Imu. E il Pdl applaude

Imu, la protesta dei circoli Arci (Foto Arci Firenze)
Imu, la protesta dei circoli Arci (Foto Arci Firenze)

FIRENZE – I presidenti di 150 circoli Arci dell’area fiorentina hanno dato vita ieri a un sit in, a Firenze, consegnando simbolicamente le chiavi delle strutture al prefetto del capoluogo toscano, Luigi Varratta, per protestare contro la disciplina 2012 dell’Imu, che equipara circoli e case del popolo agli esercizi commerciali.

Le norme dell’Imu, secondo quanto protestato dai manifestanti, hanno fatto decuplicare in molti casi le cifre della tassa rispetto a quelle dell’Ici, e rischiano di mettere a serio rischio la sopravvivenza di molti circoli ricreativi e culturali.

La protesta ha trovato particolare e inattesa eco nel centrodestra. ”Cambiare la legge sulle esenzioni Imu si può e si deve – ha commentato il coordinatore cittadino del Pdl, Gabriele Toccafondi -. Paghi chi fa lucro, non chi opera per il bene comune. Adesso chi ha fatto partire le sanzioni europee e ha chiesto la modifica dell’Imu solo per colpire la Chiesa, si renderà conto di quello che ha provocato”.

Ieri anche Toccafondi ha incontrato il Prefetto di Firenze sul tema del pagamento Imu agli enti non profit. ”Esattamente un anno fa Monti propose la modifica delle esenzioni Imu che riguardava anche il Non Profit. In pratica – prosegue Toccafondi – deve pagare chi fa attività commerciale. Il problema è che in Italia chi ha un contratto, chi acquista beni o paga un affitto, chi ha convenzioni o rette, chi svolge attivita’ di ricerca fondi, fa in qualche misura attività commerciale”.

Dal 17 dicembre tutte le non profit sono state chiamate a pagare cifre in media di 20.000 euro l’anno. Sono stati chiamati a pagare centri di recupero, case di accoglienza, scuole paritarie, circoli per anziani, mense per poveri, centri di raccolta di generi alimentari o indumenti, chi fa primo soccorso o chi svolge attivita’ di protezione civile. Questo perché, secondo la normativa, si tratta di realtà che pagano un affitto, un’utenza, alcuni hanno contratti di lavoro con figure professionali qualificate, svolgono attività di assistenza, recupero, educazione a pagamento, visto che spesso hanno convenzioni che coprono pero’ solo in parte i costi.

”Meglio era, come proposto con mio emendamento, che al posto di attività commerciale vi fosse attività lucrativa. Emendamento prima approvato e poi sonoramente bocciato per volontà del Governo Monti – sottolinea Toccafondi -. Paghi chi fa un’attività ma con un utile; se vuoi stare sul mercato non puoi nasconderti dietro il non profit. Ma chi opera per il bene di tutti deve poter avere il riconoscimento che merita e un aiuto concreto. Altrimenti tutti quei servizi dovranno essere svolti dallo Stato con costi molto, ma molto più alti”.

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