Addio Ataf, arriva Bus Italia con 109 esuberi
FIRENZE – A luglio Ataf Gestioni chiude i battenti. Dopo 66 anni di servizio l’azienda di trasporto pubblico locale – che nel giugno del 2012 è stata venduta per il 70% a Bus Italia, il 25% a Cap e per il 5% ad Autoguidovie – diventerà Bus Italia; perdendo, come paventato più volte dai lavoratori, la peculiarità del sociale fino ad oggi affidata a Regione, Comuni e Province. La notizia della privatizzazione dell’azienda – che trasporta giornalmente 250mila passeggeri – rende senza alcun dubbio la vicenda “Ataf” ancora più complessa e preoccupante considerando soprattutto che attualmente conta ben 109 esuberi.
Il dato è emerso in occasione dell’incontro di ieri tra i sindacati che già avevano risolto la questione delle 59 unità vacanti smistandole in altri settori (35 part time a Padova, Rovigo, Mugello e Valdarno). “A questo numero – spiega Americo Leoni della Faisa – si sommano i problemi legati alla mensa, attività collaterale che conta 10 unità trasferite a Ladisa (la ditta che ha preso in gestione il servizio) e che dal primo febbraio ha dismesso l’attività. Abbiamo chiesto all’azienda di provvedere all’affidamento dell’appalto mensa perchè non ci fossero licenziamenti e perchè i lavoratori potessero arrivare a consumare un pasto. Al momento – fa sapere Leoni – sono in ballo due proposte: una da parte della ditta Dussmann e l’altra da Cral. Per entrambe però, ci sarebbe un esubero di personale nella misura di 5-6 unità”.
Ritornando invece ai più recenti 109 esuberi, le proposte sono chiare: la vendita dei titoli di viaggio che tradotto significa la chiusura della sala clienti alla Stazione centrale che vede impiegate 16 unità. Diciassette sono invece i lavoratori in esubero nelle officine e diciotto nella sezione ‘manovra e rifornimento’. La parte restante è, infine, distribuita nei diversi uffici. “Siamo davvero preoccupati – lancia un monito Leoni – perchè dietro ciascun lavoratore c’è una famiglia e il sindacato è convinto che qui non ci siano nè opportunisti, nè lavoratori con poca voglia di lavorare. E’ il settore stesso che crea dipendenti non idonei e non per libera scelta. Peraltro – sottolinea Leoni – per quanto ci riguarda non esiste cassa integrazione. L’accordo sottoscritto in Regione lo scorso 15 giugno che prevedeva riunioni congiunte tra Regione, Province e Comuni e incontri mensili periodici con l’azienda e i sindacati, non ha portato a nulla. Le istituzioni latitano ed è piuttosto chiaro che se non dovessero intervenire trovando una collocazione ai non idonei in attività collaterali (controllo della sosta, rimozione dei veicoli su corsie preferenziali ad esempio), la conseguenza diretta sarebbe il licenziamento che Faisa non accetterà passivamente”.
In seguito all’incontro di ieri il sindacato ha chiesto di conoscere esattamente la situazione attuale al fine di comprendere meglio le proposte aziendali. “In giornata attendiamo che ci venga consegnato l’organigramma – conclude Leoni – e che a breve ci siano fornite notizie sull’affidamento del servizio mensa. Nei prossimi giorni torneremo ad incontrare l’azienda che dovrebbe parlare con le istituzioni per produrre soluzioni agli esuberi attuali attraverso incentivi e, se necessario, attraverso la cassa integrazione che noi auspichiamo non avvenga”.