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Pisa, cerimonia al Villaggio profughi

La cerimonia nel palazzo comunale a Pisa. Da sin. il prefetto Tagliente ed il sindaco Filippeschi
La cerimonia nel palazzo comunale a Pisa. Da sin. il prefetto Tagliente ed il sindaco Filippeschi

PISA – Prima una cerimonia presso il Villaggio profughi di Marina di Pisa, seguito dalla deposizione delle corone al “Cippo delle Foibe e degli Esuli Giuliano – Dalmati” e al Cimitero Suburbano. Quindi la commemorazione ufficiale nella Sala Regia del Palazzo Gambacorti, sede del Comune, presenti il prefetto Francesco Tagliente, il sindaco Marco Filippeschi, il presidente della provincia Marco Pieroni e le massime Istituzioni cittadine.

Così la città di Pisa ha celebrato stamani il Giorno del Ricordo. La ricorrenza è stata istituita con legge nel 2004, per conservare e rinnovare la memoria della tragedia delle foibe e dell’esodo delle popolazioni istriane, fiumane e dalmate dalle loro terre, legato alla più complessa vicenda del confine orientale, nel secondo dopoguerra.

Nel suo intervento, il prefetto Tagliente ha rivolto un pensiero a tutti i familiari delle vittime dei massacri delle foibe ed ai rappresentanti delle associazioni che coltivano la memoria di quella tragedia e dell’esodo di intere popolazioni, sottolineando il grande impegno a non dimenticare, registrato negli ultimi anni da parte delle Istituzioni.

Proseguendo, il Prefetto ha ricordato l’intervento del Parlamento italiano che ha istituito, con legge del 2000, la “Giornata Nazionale della Memoria” e la solennità civile del “Giorno del Ricordo”, nel 2004. Ha, poi, rammentato anche l’istituzione, con risoluzione dell’ONU, adottata il 1 novembre 2005, della Giornata Internazionale di commemorazione delle vittime dell’Olocausto, che si richiama alla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani.

“Stragi come quelle delle foibe e dell’olocausto non devono essere dimenticate – ha sottolineato Tagliente – ma devono costituire un monito per le nuove generazioni, affinché sviluppino un profondo spirito di comprensione e solidarietà verso tutti i nostri simili, qualunque sia la loro estrazione geografica, storica, politica, religiosa e sociale”.


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Sandro Addario

Giornalista

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