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L'impresa presenta il conto (da sinistra Massimo Biagioni, Direttore Confesercenti Toscana, Nico Gronchi, Presidente provinciale Confesercenti e Alberto Marini, Direttore provinciale Confesercenti)

Imprese toscane a picco ma a Firenze c’è chi investe ancora

L'impresa presenta il conto (da sinistra Massimo Biagioni, Direttore Confesercenti Toscana, Nico Gronchi, Presidente provinciale Confesercenti e Alberto Marini, Direttore provinciale Confesercenti)
L’impresa presenta il conto (da sinistra Massimo Biagioni, Direttore Confesercenti Toscana, Nico Gronchi, Presidente provinciale Confesercenti e Alberto Marini, Direttore provinciale Confesercenti)

FIRENZE – Le imprese che nel 2011-2012 hanno chiuso i battenti in Toscana superano quelle iscritte di 1.717 unità. Un dato allarmante, lo definisce Confesercenti, che oggi ha tracciato un quadro tutt’altro che roseo sull’andamento della piccola e media impresa nel Granducato. “Uno dei problemi principali – afferma Nico Gronchi, presidente Confesercenti Firenze, lanciando un appello alle forze politiche – è la pressione fiscale che sta mettendo in ginocchio imprese e famiglie, seguita dal tema del lavoro. In tal senso, occorre più flessibilità per consentire alle piccole e medie imprese di assumere giovani e donne con maggiore semplicità. Infine – conclude Gronchi – in materia di credito occorre un rapido intervento per sostenere il patrimonio dei Consorzi Fidi”.

Il rischio paventato è una vera e propria desertificazione soprattutto per quanto riguarda il settore alimentare che nel 2012 ha registrato 1,9 negozi alimentari ogni mille abitanti soltanto a Firenze che tuttavia può tirare, nel complesso, un sospiro di sollievo dal momento che su 7.180 imprese ne sono cessate 6.772 chiudendo in positivo con 408 unità. Snocciolando i dati regionali vediamo tuttavia che in Toscana i pubblici esercizi hanno registrato –4,3% di spesa nel 2012-2013; le strutture ricettive, sempre nello stesso periodo -4,1%; il commercio al dettaglio escluso l’alimentare -5,3%; il commercio al dettaglio di abbigliamento, calzature e accessori -4,2%; il commercio al dettaglio alimentare (esclusi i tabacchi) -6,3% ed infine il commercio ambulante -5,6%.

Morena Baldacci, presidente del Ccn Dalmazia
Morena Baldacci, presidente del Ccn Dalmazia

In città non mancano comunque i coraggiosi che, malgrado la crisi, hanno deciso di investire nel commercio. E’ il caso di piazza Dalmazia e più nel dettaglio dello stretto di via Reginaldo Giuliani che seppur ultimamente abbia raccolto numerose lamentele da parte degli esercenti – vuoi per i lavori delle due linee della tramvia, vuoi per quelli dell’Alta Velocità che minacciano la morte dei negozi della zona – conta nuovi arrivi. Sono esempi “Elettricità..e non solo”, “Pelletteria fiorentina” e il ristorante “Non solo crudo”. “Questo – afferma Morena Baldacci, presidente del Centro Commerciale Naturale Dalmazia – resta un centro commerciale a cielo aperto e la presenza attiva dei commercianti allontana il degrado. Inoltre – aggiunge – da qualche anno abbiamo nuovamente il carabiniere di quartiere che rappresenza senza alcun dubbio una sicurezza in più rendendo la zona sempre più appetibile”.


stefania ressa

Giornalista

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