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Enrico Nistri

La Giornata del ricordo in consiglio regionale

Alberto Monaci
Alberto Monaci

FIRENZE – Per celebrare il Giorno del Ricordo, il Consiglio regionale è convocato in seduta solenne lunedì 11 febbraio alle ore 11. La seduta, si sta svolgendo nell’aula consiliare di palazzo Panciatichi, sarà aperta dal presidente dell’assemblea, Alberto Monaci.

Interventi del presidente della Giunta regionale, Enrico Rossi e del giornalista e scrittore Enrico Nistri.

“Non esistono memorie minori delle tragedie storiche. Lo Stato e le istituzioni hanno l’obbligo di ricordare ma soprattutto la coscienza dei cittadini non deve venire meno. Questa coscienza deve vederci uniti specie contro gli atti vandalici nei confronti dei luoghi del ricordo e della memoria”, ha detto il presidente del Consiglio regionale Alberto Monaci aprendo la seduta solenne per il giorno del Ricordo, dedicato alle vittime delle Foibe e all’esodo giuliano-dalmata.

“Il giorno ricordo – ha aggiunto – e’ diventato troppo spesso motivo di bagarre politica e dibattito sulle responsabilità che hanno avuto il fascismo, il nazismo e il comunismo. Troppe volte si è tentato di negare responsabilità oggettive, di un uso arbitrario e criminale del potere usato da entrambe le ideologie”.

Secondo Monaci “questo non rende giustizia alle persone che sono morte e di quelle che forzatamente hanno dovuto lasciare le loro terre per evitare quella stessa fine. Per questo oggi siamo uniti senza colori politici per celebrare questa giornata”.

”La Toscana seppe, nonostante la crisi, accogliere e integrare a poco a poco i profughi giuliani così come fece con quelli provenienti dalla Grecia e dall’Africa, dando loro una casa e un lavoro. E questo nonostante che essi rappresentassero il ricordo di una sconfitta che l’Italia voleva dimenticare”, ha detto lo scrittore Enrico Nistri, aprendo la seduta. Nella prolusione Nistri ha ricordato che “molti profughi giuliano dalmati emigrarono nelle zone vicine, ma vennero anche in Toscana. Una scelta dettata soprattutto da motivi ideali perché per molti questa regione rappresentava un mito, anche perché Firenze è stata la capitale morale dell’interventismo”.

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