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Rigore e vetri rotti

Sono ricorrenti proteste e rimostranze degli abitanti in varie zone di Firenze afflitte da situazioni di progressivo degrado. Ieri Sant’Ambrogio, oggi San Lorenzo, domani chissà; ma c’è da aspettarsi, anche nel futuro più immediato, cittadini – sia del centro storico che della periferia – che lamentano condizioni di invivibilità sempre più frequenti.

Che fare? Tornerebbe alla mente la teoria del “vetro rotto”, originata da due studiosi americani, James Wilson e George Kelling. Sostengono costoro che “se una finestra di un edificio dimesso viene infranta da qualcuno e non si provvede a ripararla urgentemente, presto saranno rotte tutte le finestre. Ad un certo momento qualcuno entrerà abusivamente nell’edificio e qualche tempo dopo l’intero palazzo diventerà teatro di comportamenti vandalici”.

La conseguenza di una verità peraltro così lapalissiana sarebbe l’incremento di comportamenti illegali, quando non delittuosi, indotti dal progressivo affermarsi di un senso di abbandono ascrivibile alla scarsa attenzione prestata dalle autorità.

Nel nostro contesto culturale questa dottrina non incontra molte simpatie. Anche perché è stata alla base di quell’approccio ai problemi del contrasto alla delinquenza diffusa, più noto come “Tolleranza zero”, il cui principale interprete è stato il già sindaco di New York Rudolph Giuliani.

Da noi il rigore è sempre solennemente affermato e rumorosamente reclamato. Ma non contro tutti i crimini.

Alcuni tipi di reato, forse un numero rilevante, possono trovare comprensione ed essere pertanto un po’ tollerati. Anzi è doveroso tollerarli quando scaturiscono da ambienti di marginalità, anche se volontaria o apparente.

Per quelle che sono considerate violazioni penali minori (si è anche coniato il termine microcriminalità e sarebbe interessante chiedere alle vittime, spesso annoverabili tra i meno abbienti, una valutazione in proposito) la nostra cultura predilige un approccio “vezzeggiativo” piuttosto che giuridicamente risoluto. Lasciando poi alle sole le forze dell’ordine lavorare nel concreto.

Avviene così che in certe zone della città il sonno diventa difficile, camminare di notte è poco raccomandabile, lasciare l’auto in strada è una scommessa. E il cittadino che protesta? Si arrangi. Riceverà sicuramente una rassicurazione di circostanza dall’incaricato di turno. Ma per favore non insista più di tanto! Si apra piuttosto al recupero, all’accoglienza all’integrazione, specie di coloro che di essere recuperati non hanno alcuna intenzione.

Frattanto i vetri rotti aumentano.

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