Camorra: 13 arresti in Toscana (Video)
[tube]https://www.youtube.com/watch?v=jb-3WZ573vk, 605 , 350[/tube]
Il 15% della popolazione residente in Versilia ha origini casertane. Un insediamento che risale agli anni ’70. Famiglie che si sono trasferite in Toscana e che vivono da ormai due generazioni del loro lavoro. La conferma del dato arriva dal capo della Dia toscana, Stefano Buselli, nel corso della conferenza stampa in questura a Firenze, dove sono stati annunciati gli arresti – stamani – di 13 persone collegabili ai clan camorristici dei casalesi. “Un terreno fertile quello della Versilia – ha precisato – dove la criminalità organizzata può agire sfruttando proprio le origini familiari delle persone avvicinate. Scelgono i soggetti più deboli tra commercianti e piccoli imprenditori, imponendo un pizzo – anche modesto – cui difficilmente la persona contattata si sottrae”.
La notizia, arrivata all’alba di stamani, era la cattura in corso di 19 soggetti, da parte della Squadre mobili di Firenze e Caserta, su ordinanze firmate dal Gip di Napoli e Firenze. Nove persone sono state arrestate in Versilia e portate d’urgenza in questura a Firenze. Contemporaneamente gli uomini della Direzione Investigativa Antimafia della Toscana ha proceduto al sequestro e confisca di beni patrimoniali per almeno 5 milioni di euro. “Gli uomini si arrestano, ma possono essere sostituiti. L’importante è sottrarre alla camorra il profitto di quanto realizzato illecitamente” ha detto il capo della mobile fiorentina Lorenzo Bucossi.
Questi gli arrestati, ricollegabili alle famiglie camorristiche Schiavone, Iovine e Russo. Salvatore Mundo (detto “o’ mister” e considerato il capozona dei casalesi in Versilia) e la moglie Maria Grazia Lucariello, che gestisce un negozio di prodotti tipici campani in via Marco Polo a Viareggio. Giovanni Sglavo (detto “Panariello”) e Stefano Di Ronza, due imprenditori edili casertani residenti rispettivamente a Viareggio e Carrara, accusati, tra l’altro, di segnalare all’organizzazione i soggetti da estorcere. Seguono Maurizio Di Puorto, Nicola Garzillo, Franco Galante, Guglielmo Daniele De Chiara, Francesco Martino, Antonio Cerullo.
Le accuse sono molteplici: estorsione, associazione a delinquere di tipo mafioso, danneggiamento con incendio (un’agenzia immobiliare livornese data alle fiamme), traffico di stupefacenti, possesso illegale di armi, ricettazione. A questi si aggiungono altri 4 soggetti arrestati: Alessandro Ghiscenti, Vincenzo e Marco Saetta, Angelo Pizzi. A loro si è arrivati dopo le indagini su un tentato omicidio di un rumeno, trafficante di auto di lusso rubate, che non aveva trovato un “accordo” con i casalesi.
L’attività investigativa portata a termine con gli arresti di oggi si chiama “Operazione Talking Tree” (albero parlante), avviata nel 2009. Determinanti infatti sono state le intercettazioni telefoniche ed ambientali, con l’utilizzo di telecamere poste su un albero che hanno consentito di scoprire il nascondiglio di alcune pistole, in un terreno di proprietà dell’arrestato Giovanni Sglavo. Le stesse che venivano utilizzate per intimidire, anche sparando, i soggetti che non accettavano l’estorsione.
Paolo
Complimenti a magistratura, Dia e Polizia; queste operazioni accrescono la fiducia dei cittadini nello Stato. Il Procuratore Quattrocchi più volte, nelle sue relazioni, aveva citato i pericoli della presenza della malavita organizzata in Toscana ed oggi l’operazione congiunta Firenze Napoli ha mostrato l’efficienza del nostro apparato d’investigazione. Avanti così; da prefetto non avevo mai messo la testa sotto la sabbia, ben consapevole che non si può affermare, come hanno fatto in passato colleghi molto più famosi di me, che “la mafia non esiste” (ad es. in Liguria e in Lombardia), ma occorre collaborare con la magistratura per portare alla luce determinate situazioni. Paolo Padoin