Protesta contro piano industriale della Kme: “275 esuberi inammissibili”
FIRENZE – I lavoratori (in sciopero) della Kme, colosso mondiale di produzione del rame, hanno presidiato questa mattina la sede centrale dell’azienda in via De’ Barucci. Lanciando l’ennesimo grido d’allarme poichè convinti – insieme ai sindacati – che il piano industriale dell’azienda, il quale non prevederebbe il pieno mantenimento produttivo in Italia auspicabile soltanto attraverso la conservazione del Forno Asarco di Fornaci di Barga e dello stabilimento di Serravalle Scrivia, non possa essere giudicato credibile. “Bisogna piuttosto puntare in maniera decisa sui siti e sugli impianti italiani – avanza Antonio Quoti, Rsu Kme Firenze – perchè soltanto in questo modo si ripenserebbe ai 275 esuberi annunciati. Il piano industriale presentato dalla Kme pesa sul futuro produttivo e occupazionale di tutti i siti del Paese, compromettendone la loro stessa sopravvivenza”.
Nonostante le istituzioni abbiano incentivato il dialogo al quale l’azienda si è mostrata disponibile nel corso di un incontro in Regione la scorsa settimana, il timore condiviso dai dipendenti – 120 cassaintegrati soltanto a Firenze, di cui 9 a casa a zero ore e la parte restante impiegata due giorni al mese – e dalle sigle sindacali è che la Kme lanci soltanto “proposte di facciata”.
“Pretendiamo chiarezza – alzano la voce i lavoratori – quella che al momento non c’è. Molti di noi hanno una famiglia e un mutuo da pagare. Non è affatto semplice, nè giusto che siano chiesti sacrifici e impegni soltanto a quelli in fondo alla catena. Lavorativamente parlando non c’è stato mai dato alcun riconoscimento e se l’avvenire dell’azienda è incerto è per volontà interne”. “Cerchiamo – lanciano un appello i dipendenti – qualcuno che voglia investire in Italia se non altro per l’efficienza che garantiamo”.
Di seguito l’intervista ad Alessio Alberighi, Kme Rsu Firenze.
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