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La fiorentina Roberta Sessoli, unica docente italiana nel Science and Technology Advisory Council

Sessoli: “Aumentiamo il turnover e riduciamo la burocrazia”

La fiorentina Roberta Sessoli, unica docente italiana nel Science and Technology Advisory Council
La fiorentina Roberta Sessoli, unica docente italiana nel Science and Technology Advisory Council

FIRENZE – E’ stata chiamata ieri a far parte del Science and Technology Advisory Council, nuovo comitato consultivo che riunisce a Bruxelles esperti provenienti dal mondo accademico, delle imprese e della società civile selezionati in base alla loro reputazione scientifica e capacità comunicative dal presidente Barroso e dal principale consigliere scientifico della commissione, Anne Glover. Stiamo parlando di Roberta Sessoli, fiorentina d’origine, autrice di 250 articoli in riviste internazionali e appartenente al Consorzio Interuniversitario Nazionale per la Scienza e la Tecnologia dei Materiali. La sua attività di ricerca studia le relazioni fra la chimica di coordinazione e la fisica della materia condensata e si è focalizzata sull’indagine dei materiali magnetici di origine molecolare.

Come si sente, dottoressa Sessoli, ad essere l’unica docente italiana nel nuovo organico?

Lusingata sicuramente ma anche un pizzico imbarazzata. Tuttavia la voglia di contribuire a questo progetto per il quale, vorrei sottolinearlo, non siamo pagati è tanta. Peraltro, non essendoci un mandato ufficiale, i criteri di selezione sono relativi all’esperienza di ciascuno di noi. Siamo stati infatti gentilmente invitati dal presidente Barroso che ha espresso la chiara volontà di avere un contatto diretto con il mondo accademico.

Cosa intende per contatto diretto?

Senza filtri politici, senza l’idea che ci siano dietro delle lobby. Insomma, un contatto libero attraverso il quale si aprirà una finestra sul mondo della ricerca. Non le nascondo che la paura condivisa era quella che al nuovo comitato fosse affiancata una facciata d’immagine. Invece siamo stati contattati singolarmente e mentre parlavamo il presidente prendeva addirittura appunti (sorride n.d.r).

Qual è il messaggio che vuole lanciare e cosa manca, a suo avviso, nel mondo della ricerca?

Vorrei che fosse chiaro che ci vuole innanzi tutto affidabilità e chi decide di entrare nel mondo accademico deve mostrare assoluta regolarità. La mancanza che poi ho personalmente rilevato è che non c’è un’analisi demografica soprattutto nel Sud dell’Europa. Uno dei problemi principali è la riduzione o l’assenza del turnover. Cosa potrà generare una situazione del genere in futuro? Non è sostenibile il pensiero di un’università di qualità senza il turnover. I giovani con delle prospettive, mi chiedo, con quale tipo di entusiasmo possono mandare avanti un disegno simile? Inoltre, un altro problema che si sta delineando è il divario tra il Nord e il Sud dell’Europa per il difficile accesso ai finanziamenti europei. Se il Governo locale non sostiene la ricerca non possiamo mantenere un livello competitivo alto con gli altri Paesi. E’ necessario che la selezione sia basata sul merito. Basta tagliare, basta impoverire.

Cosa dovrebbe imparare il sistema europeo?

A promuovere l’innovazione. E’ sempre difficile in questo continente introdurre qualcosa di nuovo. Si resta sempre in superficie, senza magari sviluppare un pensiero critico. Questo atteggiamento è dovuto principalmente al fatto che non siamo abituati a confrontare le fonti ad esempio, a costruire un’opinione basata sui fatti. Per non parlare della predisposizione al rischio inteso come fallimento, predisposizione che in Europa è molto bassa. Il motto nella nostra società è ‘meglio non fare che fallire’.

Ci dica qual è l’obiettivo del Science and Technology Advisory Council.

La missione condivisa è tutelare il mondo della ricerca a livello europeo. Il presidente Barroso vuole fare in modo che la ricerca diventi la priorità specialmente quando si va a battere cassa. Rinforzare insomma la sua posizione per difendere la base che accomuna tutti gli aspetti sociali, economici e scientifici. Senza tuttavia far prevalere l’aspetto nazionalista.

Concludiamo con una breve panoramica sulla ricerca scientifica fiorentina.

L’Università di Firenze sta entrando in una fase nuova che vede un importante passaggio dei poteri ai dipartimenti. Dopo anni di selezioni effettuate attraverso criteri assurdi, con parametri numerici freddi, abbiamo bisogno di maggiore flessibilità, di usare criteri rinnovati e più trasparenti. In questo un ruolo importante ce l’hanno le istituzioni. Una delle mission della Regione Toscana e dell’Europa intera, ad esempio, è quella di snellire la burocrazia. Non dimentichiamoci che la qualità non si migliora riempendo pagine e fascicoli”.


stefania ressa

Giornalista

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