La torre gotica di Delvoye alla chiesa di San Cristoforo
FIRENZE – Aveva ‘scandalizzato’ la Toscana qualche anno fa portando davanti al museo Pecci di Prato “La Cloaca”. Adesso l’artista belga Wim Delvoye torna in Italia con una nuova mostra destinata a far parlare disé: l’eccentrico scultore – uno dei massimi esponenti mondiali dell’arte contemporanea – ha inaugurato oggi a Lucca la sua mostra, dedicata alla città toscana.
Nella chiesa di San Cristoforo, dove resteranno per i prossimi sei mesi, hanno trovato posto una maestosa torre avvitata su se stessa alta 11 metri e una serie di 7 sculture rappresentanti altrettanti crocefissi ripiegati a formare cerchi. In più, a voelr sottolineare il rapporto con la Toscana, un’opera realizzata con marmo delle Alpi Apuane.
La mostra, ideata e coordinata dallo stesso Delvoye insieme a Stefania Trolli e Arturo Nardini (presidente dell’associazione San Cristoforo) in collaborazione con la Sem-Art Gallery di Monaco, è stata concepita espressamente per i suggestivi spazi dell’edificio: prima di arrivare a Lucca, la torre era esposta al Louvre, ma in una location che non soddisfaceva pienamente l’artista. E’ stato invece con un “oh, beautiful” di assoluto stupore, che questa mattina Wim Delvoye ha ammirato per la prima volta dal vivo la sua scultura all’interno della chiesa lucchese.
E’ proprio nel gioco di richiami tra le opere e la location, che sta la bellezza della mostra: l’esposizione riunisce infatti una serie di opere che dialogano in maniera suggestiva – non solo in maniera formale ma anche simbolica – con le navate, l’altare e l’abside, per dare vita a corrispondenze sorprendenti tra arte antica e arte moderna. Così la struttura gotica di Untitled , la torre monumentale posta al centro della navata centrale, e le linee barocche dei crocefissi delle sculture che fanno parte della serie Holy Family si integrano nella struttura romanica della chiesa, rendendola ancora più evocativa. Un dialogo che coinvolge non soltanto l’edificio attuale ma la sua storia, che l’artista rilegge in chiave surreale, in un contrasto di stili e manufatti che apre a interessanti riflessioni sul rapporto tra religione e arte contemporanea.
“Mi è piaciuto il fatto che San Cristoforo fosse una chiesa. E’ un bell’edificio – ha spiegato Delvoye, noto per la sua capacità di dar vita a opere surreali dal forte impatto sul pubblico – costruito con buoni materiali, di belle dimensioni, carico di storia e denso di significati simbolici. Mi piace il fatto di entrare in una relazione diretta con il territorio attraverso l’utilizzo dei suoi materiali all’interno del mio lavoro”.