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Il cardinale John Tong Hon

Conclave, arrivato stamani il primo cardinale cinese della storia

Il cardinale John Tong Hon
Il cardinale John Tong Hon

FIRENZE – Ancora ieri sera, 5 marzo 2013, alla fine del secondo giorno delle riunioni delle Congregazioni, 5 cardinali elettori mancavano all’appello in Vaticano. Sono: il cardinale tedesco Karl Lehmann, il vietnamita Jean-Baptiste Pham Minn-Man, il polacco Kazimierz Nycz e il cardinale cinese John Tong Hon di Hong Kong, arrivato stamani a Fiumicino. Padre Lombardi, direttore della “sala stampa vaticana” ha assicurato che la “situazione è nella norma”.

Certo l’arrivo del cardinale di Hong Kong, John Tong Hon, primo cardinale cinese che abbia mai partecipato ad un Conclave, è considerato un vero evento. Tong Hon ha 74 anni ed è stato nominato cardinale da papa Benedetto XVI, solo un anno fa, il 18 febbraio 2012.

Proprio il giorno prima di annunciare le sue dimissioni, domenica 10 febbraio 2013, dopo l’Angelus, il Papa aveva rivolto un saluto ai vari “Popoli dell’Estremo Oriente” in occasione dei festeggiamenti del Capodanno lunare, che quest’anno cadeva proprio il 10 febbraio.

“Pace, armonia e ringraziamento al Cielo sono i valori universali, che si celebrano in questa lieta circostanza e sono desiderati da tutti per costruire la propria famiglia, la società e la nazione”ha detto il Papa e aggiunto: “Invio un saluto speciale ai cattolici di quei Paesi affinché in quest’anno della fede si lascino guidare dalla saggezza di Cristo”. Nessun riferimento particolare alla Chiesa cattolica cinese, ma l’indicazione è parsa evidente a tutti.

Fin dall’inizio del suo Pontificato, nell’aprile 2005, Papa Ratzinger ha dedicato molte forze al “problema cattolici cinesi”. Una chiesa sotterranea, che secondo statistiche non ufficiali, perché ufficiale non è neppure la Chiesa cattolica in Cina, conterebbe 16 milioni di fedeli.

L’ ”Ufficio per gli affari religiosi” del governo cinese riconosce l’ “Associazione patriottica cattolica cinese (APCC)” invece, istituita nel 1957. La“ Chiesa patriottica”, non riconosce il primato del Papa e impone ai fedeli di rinunciare alla comunione, mentre, anche se a fasi alterne in questi ultimi tempi, il governo cinese continua a nominare vescovi e preti contro il parere di Roma. Tutto ciò nonostante la libertà di culto sia sancita dalla Costituzione cinese.

La cronaca dei lavori della “XII Assemblea nazionale del popolo”, apertasi proprio ieri 5 marzo 2013, riporta che nuovi incarichi ai vertici di organi politici di rilievo saranno ricoperti da quattro vescovi considerati illeciti dal Vaticano recentemente; vescovi ordinati senza l’assenso del Papa.

E dire che, la partecipazione di alcuni giovani della Chiesa “sotterranea cinese” alla Giornata della gioventù del 2005 e le due lettere inviate dal papa nel 2007 ai cattolici cinesi e, nel 2008, ai vescovi cinesi considerati in comunione con Roma, facevano sperare che alcuni progressi nelle relazioni Vaticano e governo cinese fossero, finalmente, acquisiti.

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