8 marzo amaro: le lavoratrici di Stefan protestano
FIRENZE – Sarebbe dovuta essere la loro festa oggi, invece le lavoratrici della Stefan – l’azienda che ha chiuso gran parte dei negozi in Toscana – ricorderanno questo 8 marzo amaramente. Stamattina – malgrado la pioggia che non ha dato tregua – hanno infatti manifestato, per l’ennesima volta, sul Lungarno degli Archibusieri contro il blocco degli stipendi. Insieme a loro la Filcams-Cgil. La storia, che si protrae da mesi, ha collezionato oltre alla delusione delle dipendenti, una serie di chiusure: il punto vendita di Scarperia a luglio, quello di Sesto Fiorentino il 24 novembre e infine il punto di Empoli il 23 febbraio.
“Altro che mimose – hanno alzato la voce sventolando una serie di striscioni – restituiteci i nostri diritti“. 313 in totale le lavoratrici che attendono di essere pagate. E la preoccupazione condivisa è che di tempo ne passerà ancora un bel pò. Il tribunale di Prato ha infatti stabilito con l’azienda un concordato che, di fatto, blocca i pagamenti per 120 giorni. “E’ inammissibile – tuona Veronella, in maternità non retribuita -; da un anno non faccio altro che andare su e giù all’Inps e all’Ispettorato del Lavoro senza alcun riscontro positivo. Quando ci siamo presentate di fronte al tribunale di Prato per manifestare il nostro dissenso ci hanno risposto che non avevano valutato bene la situazione. Che serietà è questa? Non c’è controllo, non c’è nessuno che imponga regole da far rispettare”. “Ci sentiamo allo sbando – aggiungono altre – ci sono tante di noi che hanno famiglie da mantenere e mutui da pagare e la politica adottata dal tribunale e dall’azienda è inacettabile”.
Di seguito la testimonianza di Enrico Talenti, Filcams-Cgil
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