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L’educazione siberiana

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Regia: Gabriele Salvatores
Sceneggiatura: Stefano Rulli, Sandro Petraglia, Gabriele Salvatores
Fotografia: Italo Petriccione
Montaggio: Massimo Fiocchi
Musica: Mauro Pagani
Cast: Peter Stormare (Ink), John Malkovich (Kuzja, il nonno), Eleanor Tomlinson (Xenya), Andrius Paulavicius (sergente russo), Giedrius Nagys (soldato russo), Donatas Simukauskas (soldato russo), Arnas Fedaravicius (Kolyma), Vilius Tumalavicius (Gagarin), Marek Toth (soldato russo), Antanas Surgailis (poliziotto)
Durata: 110′
Genere: drammatico
Produzione: Cattleya, in collaborazione con Universal Pictures International
Distribuzione: 01 Distributione
Data di uscita: 28 febbraio 2013

L’ultima fatica di Gabriele Salvatores tratta dal libro omonimo di Nicolai Lilin “L’educazione siberiana” è il racconto di un’educazione criminale con le sue regole. Tutta la storia si svolge negli anni dal 1985 al 1995 in una regione a sud della Russia, anni che vedono in quel lasso di tempo grandi cambiamenti, dalla caduta del muro di Berlino allo smembramento dell’Unione Sovietica.

Il film di Salvatores è elegante e preciso senza mai abbandonarsi a sentimenti od emozioni. Ha un cast notevole che vede un John Malkovich straordinario e un ottimo Peter Stormare, ma anche la partecipazione di attori più giovani quali Arnas Fadaravicius, Viulius Tumalavicius ed Eleanor Tomlinson.

I paesaggi sono gelidi e rendono più forti le sensazioni, grazie ad un montaggio ed ad una sceneggiatura che vogliono valorizzare la freddezza in cui è avvolta l’intera storia con musiche centrate nel crescere e nel diminuire che contornano le suggestioni dello spettatore e che lo abbandonano nella riflessione.

Anche la fotografia è azzeccata e ben strutturata lasciando spazio al bianco della neve e al cielo azzurro simbolo della libertà. Buona anche la ricostruzione degli avvenimenti storici in parallelo con quella dei personaggi.

E’ sicuramente un Salvatores diverso da quello che conosciamo, ma che riesce a dar corpo allo splendido best seller da cui il film è tratto.

Come protagonisti si vedono due ragazzi che crescono e si parte da Kolyma (Arnas Fedaravicius) orfano di padre, cresciuto dalla mamma e dal nonno e che viene introdotto nelle regole d’onore della criminalità siberiana: tatuaggi, coltello a serramanico, furti come prova di iniziazione. Si racconta poi l’amicizia con il suo amico d’infanzia, Gagarin (Vilius Tumalavicius) fino alla loro rottura a causa di una ragazza bellissima con problemi mentali, Xenya (Eleanor Tomlinson). Kolyma decide di arruolarsi nell’esercito e va in Cecenia, fino al compiersi del destino dei tre personaggi.

Il film sa dei romanzi russi ottocenteschi e devo dire che Malkovich è davvero eccezionale nel discorso in cui ricorda al nipote, parlando di Xenia, che i “pazzi” sono creature volute da Dio e per questo devono essere rispettate: un punto focale sul quale verte la drammaturgia dell’intero film.

Dei due attori lituani che interpretano Kolyma e Gagarin va detto che è apprezzabile la crescita dei loro personaggi: l’amicizia forte che si trasforma poi in tragedia, la contrapposizione fra l’educazione rigida di Kolyma e la vita selvaggia di Gagarin.

Da vedere.

Dove vederlo

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