Weiler: ecco l’eredità di Benedetto XVI alla vigilia del Conclave
FIRENZE – Il professor Joseph Weiler, professore di diritto europeo e internazionale alla New York University, a New York e, dal prossimo settembre, Presidente dell’Istituto universitario europeo di Firenze non ha dubbi su quale sia la più importante eredità che lascia il Papa Benedetto XVI.
Alla nostra domanda: “Quale sia per lei, ebreo ortodosso, la maggiore eredità che ci lasciano gli anni del papato di Joseph Ratzinger?” risponde senza indugio.
“Credo che la maggiore eredità che ha lasciato il Magistero di Benedetto XVI, ai non cattolici, è intellettuale. Benedetto XVI ha chiarito e ha, particolarmente, insistito su due principi importanti nella relazione fra chiesa e stato.
Primo punto: ha detto inequivocabilmente che la libertà di religione include anche la libertà dalla religione. Cioè, il diritto di dire NO a Dio. Tale affermazione è cruciale per un punto di vista religioso, un Si costretto/obbligato a DIO non ha nessun valore religioso.
Secondo punto e conseguenza del primo: la libertà di religione e la libertà dalla religione è il principio cardine che contribuisce a regolare la pubblica discussione come la discussione legislativa, che devono essere basate sulla ragione e non su la rivelazione.
Il contributo del cristianesimo al dibattito normativo e pubblico è basato sulla ragione e per questo motivo non può e non deve essere escluso da una seria considerazione”.
Nel suo libro del 2003 “Un’Europa cristiana” il professor Weiler sottolineava: “E’ un’ Europa che, pur celebrando l’eredità nobile dell’Illuminismo umanistico, abbandona la sua cristofobia, e non ha paura né imbarazzo a riconoscere il Cristianesimo come uno degli elementi centrali nell’evolvere della propria civiltà”.
Escludere ogni riferimento a Dio e al Cristianesimo dal preambolo della nuova Costituzione europea è per Weiler negare la centralità del cristianesimo nella costruzione dell’Europa e negare “ il proprio ethos pubblico”.
Per Joseph Weiler, come per il papa Benedetto XVI, il cristianesimo non può non essere considerato anche una tradizione intellettuale.