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Centri sociali, politica e comunicazione

Negli ultimi giorni le cronache segnalano due episodi di intolleranza in Toscana. Domenica a Livorno è stato compiuto un vile assalto a quattro carabinieri paracadutisti; sabato a Firenze, durante il contro-corteo per la manifestazione in ricordo delle vittime delle foibe, gli antagonisti hanno tentato di bruciare una bandiera del Pd al collo di una donna, figlia di un partigiano, e hanno allontanato anche le bandiere di Sel.

Un sindacalista, che aveva partecipato al corteo a titolo personale, ha detto: «Alla fine mi sono allontanato anch’io per solidarietà nei confronti di Pd e Sel. Ma quello che è accaduto merita una riflessione. Segnala una perversione dell’idea di antifascismo: perché o è democratico oppure non è antifascismo. È una contraddizione in termini partecipare ad una manifestazione antifascista e mettere fuori forze politiche che sono democratiche».

Qualche commentatore sulla stampa cittadina, riferendosi agli atti degli antagonisti che hanno colpito esponenti di sinistra, ha definito l’episodio una pagina inquietante. Ha affermato, giustamente, che il ragazzo che cerca di incendiare la bandiera del Pd portata al collo da una signora, figlia di un combattente partigiano, ha commesso una violenza insopportabile, è stato un insulto alla libertà. La città se ne deve preoccupare. E si è chiesto: cosa cova nell’impermeabile mondo dei collettivi e dei centri sociali? Mossi da un codice ormai antico, insensibili al ribellismo modernissimo dell’M5S, quel ragazzo e i suoi compagni, di chi e cosa possono diventare strumento? Ha infine invitato le autorità e la politica a vigilare.

Una risposta, così come accaduto più volte in passato, è arrivata immediatamente da forze dell’ordine e magistratura: è stato rintracciato e arrestato a Parigi Luca Bonvicini, accusato di essere uno dei tre del gruppo che nel 2012 ha messo a segno quattro attentati incendiari in Toscana con la sigla del movimento Animal Liberation Front. I suoi complici, Filippo Serlupi e Lorenzo Oggioni, erano stati arrestati dalla polizia già lo scorso gennaio. Per gli inquirenti il Bonvicini è il terzo complice di un commando che ha compiuto quattro attentati incendiari (il più eclatante la notte di Capodanno, quando sono stati distrutti i furgoni di una ditta fiorentina di Montelupo, la Centro Latticini srl).

Ma non è stata la sola azione messa in atto dalle autorità nei confronti di questi movimenti. Possiamo tranquillizzare l’opinione pubblica e dare una risposta alla domanda del giornalista. Questi ambienti vengono costantemente seguiti. Dal 2010 al 2012 sono stati controllati esponenti di centri sociali, sedi di anarco-insurrezionalisti, chiusi covi aperti da tempo, liberati edifici occupati da decenni, denunciati e sottoposti a procedimento penale numerosi soggetti di quell’area anche per atti violenti nei confronti di sedi di partito. Sui muri di Firenze e sui siti antagonisti si leggevano allora scritte contro prefetto, forze dell’ordine e magistratura. Anche in quel periodo vi sono state dichiarazioni solenni di condanna e di solidarietà da parte di esponenti politici e mass media, ma non mi sembra che sia stata rivolta un’attenzione e siano stati espressi giudizi simili a quelli emersi nell’ultima occasione.

Politica e mass media sono attualmente assorbiti dall’analisi dei problemi della formazione del nuovo governo, delle riforme, della nuova legge elettorale, della linea che seguiranno i grillini, e forse dimenticheranno presto quest’emergenza. Siamo sicuri invece che, come al solito, magistratura, prefetti e forze dell’ordine continueranno a vigilare per assicurare la tenuta della nostra democrazia, senza lasciarsi fuorviare o distrarre dalle mille polemiche, diatribe e discussioni di una politica e di una stampa incapaci di fissare l’attenzione soprattutto sui problemi concreti della nostra società.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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