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Il cardinale Polycarp Pengo della Tanzania

Conclave, in attesa del nuovo Papa si può adottare un cardinale

Il cardinale Polycarp Pengo della Tanzania
Il cardinale Polycarp Pengo della Tanzania

FIRENZE – La Tanzania nasce politicamente nel 1964, quando la parte continentale del Tanganika, colonia britannica, si ricongiunse con l’isola di Zanzibar, per fondare un’unica nazione.

Per gli antropologi, la Tanzania è molto di più di un paese è “la culla dell’uomo”: nella gola di Olduvai, nel nord, sono state rinvenute ossa e impronte umane di oltre 2 milioni di anni fa. E che questo lembo di territorio sia un luogo straordinario l’hanno testimoniato anche gli avventurosi esploratori ottocenteschi, primo fra tutti Livingston, che scomparve per alcuni anni alla ricerca del lago Tanganica: il lago di acqua dolce più profondo della Terra.

Qui si trovano il Kilimangiaro, la montagna più alta dell’Africa, le sterminate savane che incontrano l’immensità del cratere del Ngorongoro, la fauna popolata da leoni, giraffe, fenicotteri rosa, ghepardi e, ancora, l’infinita bellezza dei laghi Vittoria e Malawi; insomma qui è il mal d’Africa, l’emozione sconfinata, da cui non si fugge più.

Il più grande paese dell’Africa orientale e il più povero. 36 milioni di abitanti, il 60% dei quali non ha la luce e il 40% non sa cosa sia bere acqua potabile. Il reddito medio è di 2 dollari al giorno, malgrado alla fine del XV secolo, portoghesi, belgi, tedeschi e infine inglesi si contesero queste terre per la ricchezza dei suoi minerali, soprattutto per le miniere d’oro, e mercanti persiani e arabi, nei primi secoli del I millennio, vi costruirono fiorenti società.

La Tanzania non ha sopportato guerre civili e i terribili dittatori come altri paesi africani, le sue conquiste politiche si sono succedute con l’appoggio delle Nazioni Unite e del Commonwealth britannico e oggi potrebbe avviarsi verso un progresso economico, turismo e gas al primo posto, se non fosse per i primi problemi di intolleranza religiosa.

Domenica 17 febbraio, di fronte alla sua chiesa, la cattedrale cattolica di Zanzibar, è stato ucciso, p. Evariste Mushi di 55 anni; del 10 febbraio è l’assassinio del protestante padre Mathew Kachira mentre, questo Natale, è stato gravemente ferito p. Ambrose Mkenda.

Ringraziamo i nostri giovani, addestrati in Somalia, che hanno ucciso un infedele. Molti altri moriranno. Bruceremo case e chiese. Non abbiamo ancora finito: per la Pasqua preparatevi al disastro,” è l’ultima scellerata dichiarazione di un movimento fondamentalista islamico.

La Messa per ricordare padre Mushi è stata presieduta da S.E. il Cardinale Polycarp Pengo, Arcivescovo di Dar es Salaam, pochi giorni prima di arrivare al Conclave tra i cardinali elettori . Uno dei cardinali meno noti, come meno note che in Pakistan, in India o in Iraq, sono le uccisioni dei cristiani nella bellissima Tanzania.

Il Cardinale Pengo rappresenta la Chiesa più viva, quella che cresce a ritmi incessanti, quella che soffre il martirio. Purtroppo non una realtà del passato per molti cristiani.

Sua Eminenza è nato in un piccolo villaggio di contadini nel 1944, ha studiato ed è venuto a Roma per prendere la laurea in teologia. E’ al suo II Conclave, ma questa volta il suo ritorno a casa sarà più difficile.

Durante la Messa per i funerali dell’ultimo prete ucciso ha condannato i colpevoli senza troppi giri di parole, anche se con la misericordia della Chiesa dei cristiani, e ha tuonato contro una politica, che vuol introdurre la “Sharia” in un paese fino ad oggi democratico.

Ieri sera, mi sono collegata ad un sito internet di cui aveva fatto il nome padre Lombardi, il capo ufficio stampa Vaticano. Il sito è www.adoptacardinal.org: ti chiedono di pregare per un cardinale, non perché sia eletto Papa, ma per aiutarlo a vivere la sua fede. Il “tuo” Cardinale non lo scegli, ne sorteggiano uno da affidarti. Poi ti invitano a pregare per lui nel modo che ti è più congeniale.

Io ho scritto queste righe.

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