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Papa Francesco

Papa colluso con la dittatura argentina? Ecco dove nascono le falsità

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FIRENZE – L’accusa che il nuovo Papa sia stato colluso con la dittatura militare argentina, che torturò e uccise circa 30 mila presunti oppositori del regime tra il 1976 e il 1982, è partita con la velocità della rete poche ore dopo la sua elezione a “Vescovo di Roma” il 13 marzo.

L’avevamo scritto a poche ore dalla sua elezione: Bergoglio arriva “da una chiesa scossa da terremoti interni nel suo recente passato: la teologia della liberazione”. E l’accusa, di non aver aiutato, addirittura accusato, due padri gesuiti imprigionati dalla dittatura, è la scossa, l’ultimo fremito che arriva dagli odi maturati in quei tempi. Se eri contro la dittatura dovevi prendere il fucile anche se prete; molti lo fecero in nome di una distorta dottrina che alcuni avrebbero voluto far risalire alle novità portate dal Concilio Vaticano II.

Un’altra follia ideologica “marxista” che ha insanguinato l’Argentina di quegli anni terribili. Ricordiamo che Videla, l’autore del golpe militare, che destituì la presidentessa Isabelita Peron, fu immediatamente riconosciuto quale legittimo presidente argentino dalla Mosca di quegli anni. Quindi una guerra tra estremisti nati da uno stesso pensiero e poi in lotta tra loro.

Il maggior accusatore del Papa Francesco è oggi, lo scrittore argentino Horacio Verbitsky, “considerato, da tempo, l’eminenza grigia dei governi Kirchner” come scrive Rocco Cotroneo, esperto di politica sudamericana, sulla pagine del Corriere della Sera di ieri.

Cristina Kirchner, l’attuale presidentessa argentina, ha solo da guadagnare da queste accuse. L’ex Arcivescovo di Buenos Aires è sempre stato il maggior antagonista della sua politica: matrimoni gay legalizzati dalla Kirchner nel 2010.

Jeff Klaiber, SJ, autore di: “The Jesuits in Latin America”, scrive sulla mail, che ci gira, Thomas Reese, padre gesuita, ex direttore del periodico statunitense “America”, non proprio un giornale di gesuiti conservatori, tanto che Reese non è ben visto in Vaticano da tempo: “Io ho letto i commenti del premio Nobel, Adolfo Esquivel, che dice che Bergoglio non fu colluso con la dittatura militare argentina e cercò di aiutare i due gesuiti. Io credo nelle parole di Esquivel completamente, ho intervistato Esquivel agli inizi degli anni ’90, lui sa molto bene di cosa parla.

Lo stesso Esquivel fu imprigionato dai militari. Inoltre il figlio di Esquivel è sposato con Mercedes Moyano, la sorella di Juan Luis Moyano, un gesuita argentino che fu imprigionato e deportato in Perù dai militari. Io ho avuto una lunga conversazione con lui e lui ha detto le stesse cose di Esquivel: Bergoglio ha combattuto per aiutare i due gesuiti imprigionati dalla dittatura, non avrebbe potuto essere più deciso e forte nella sua battaglia. Se fosse ancora vivo Juan Luis sarebbe il migliore testimone per raccontare quanto il Papa fece per aiutare i gesuiti all’epoca della dittatura in Argentina”.

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