Soccorso pubblico e volontariato tappabuchi
Fra due o tre giorni, per far viaggiare le ambulanze, le associazioni del volontariato dovranno fare il pieno frugandosi in tasca. Lo ha affermato Alberto Corsinovi, presidente della conferenza toscana delle Misericordie, che ha fotografato perfettamente la realtà, drammatica, nella quale si trova attualmente il soccorso pubblico in Toscana. Quel soccorso assicurato prevalentemente dal volontariato, che interviene quando si chiama il 118, per il quale la Regione Toscana non ha ancora stabilito il budget per il 2013 e non ha completato le rimesse del 2012.
Così Misericordie, Pubbliche Assistenze e Croce Rossa non solo hanno pochi spiccioli per la benzina, ma saranno presto in difficoltà per pagare gli stipendi dei dipendenti, autisti e centralinisti.
La Regione convocherà probabilmente un’altra riunione per capire meglio come affrontare la grave situazione, nella quale le risorse per la sanità sono sempre minori. Anche i sistemi di calcolo dei fondi da attribuire sono mutati, in relazione alle disposizioni della nuova legge sul volontariato.
Difficoltà di cassa per i pagamenti sono segnalate in varie province. Il budget che la Regione riconosceva alle associazioni di volontariato per il soccorso era di circa 84 milioni l’anno fino al 2011. Il saldo 2012 è incerto, sia sul quantum sia per i tempi, e probabilmente anche gli stanziamenti 2013 subiranno riduzioni. In Regione fioccano le interrogazioni dei consiglieri di opposizione.
È certo che la sanità toscana attraversa un momento delicato e che l’intenzione del presidente Rossi è quella di dare più efficienza all’intera macchina regionale, anche in relazione ai buchi di alcune Asl, che via via si scoprono, grazie alle indagini della magistratura o a verifiche interne.
Però non si può scherzare sulla pelle della gente e su un servizio come il soccorso pubblico, la cui efficienza deve costituire una priorità assoluta. Eliminiamo giustamente gli sprechi là dove esistono e razionalizziamo i servizi. Alcune associazioni sono state commissariate proprio per sanare determinate situazioni di disorganizzazione, di sprechi o di bilanci in profondo rosso. Probabilmente si dovrà ricorrere a sacrifici economici e tagli anche di personale, in seguito alla prevista ridotta redistribuzione di fondi e tenuto conto di specifiche situazioni locali, soprattutto là dove esistono surplus di dipendenti o irrazionale e antieconomica distribuzione del personale. Ma, tornando ai problemi del servizio di soccorso, non si può confidare sempre sulla buona volontà e sull’abnegazione dei volontari, disposti (fino a quando?) a partire sempre a sirena spiegata tappando i buchi della macchina pubblica. Sarebbe estremamente grave se le associazioni fossero costrette a gesti eclatanti per far valere le loro ragioni, a tutela dell’interesse generale.