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L’elezione di Papa Bergoglio e la fede 2.0

C’era un tempo in cui non “esistevano” colori e anche la nomina del Papa veniva seguita dai fedeli su uno schermo in bianco e nero.

Bianca e nera era piazza San Pietro, bianca e nera la folla festante, bicolore la figura del nuovo Pontefice che, forse intimidito ed emozionato, si affacciava per benedire i presenti e (simbolicamente) tutta l’umanità. Non esisteva né Twitter, né tantomeno Facebook: solo una “scatola” da cui guardare il mondo e scoprire che un nuovo Capo della Chiesa aveva ricevuto il compito di alimentare e diffondere la fede.

Tutto parlava di novità, ma non abbastanza, forse, da avere la percezione di trovarsi – in quell’esatto istante – a contatto con la realtà. La sensazione di vestire i panni dello spettatore passivo, e non del protagonista attivo, finiva per avere il sopravvento, anche quando la tv era l’unico mezzo (stupendo, peraltro) per scoprire il mondo.

Poi, è arrivato Internet, questo sconosciuto. Additato spesso come il “male dei mali”, il web si è infiltrato nella vita di tutti, tanto da costringere persino i più acerrimi nemici della navigazione virtuale a ritrovarsi – magari di notte – di fronte a un pc, a cercare con click le notizie più disparate provenienti da ogni angolo del pianeta.

Anche quelle riguardanti, guarda caso, la nomina del nuovo Papa. Un evento troppo importante per passare inosservato, troppo significativo per non costringere gli utenti del web a “fare la propria parte”. E allora, vai con la diretta streaming dal Vaticano, con i “cinguettii” di Twitter e i post di Facebook. Tutto, per sentirsi in quella piazza, per avere l’impressione di guardare alla storia costruendola. Non solo “scatole” elettroniche da cui scorgere la realtà in bianco e nero, ma profili colorati, fatti di immagini istantanee, di commenti al nanosecondo, di aggiornamenti in tempo reale.

E, perché no, di messaggi di stima o di dure critiche. Proprio come nei contesti della vita quotidiana, dove – per la verità – la propria opinione non è sempre né gradita né richiesta.

Invece su Internet (quasi tutto) è concesso. Quantomeno la possibilità di esprimersi, di partecipare. Di sentirsi – democraticamente – parte della società. Di “guardare” e non limitarsi semplicemente a “vedere”.

In una parola, condivisione. Non è forse questo uno degli insegnamenti, tra i tanti, della Chiesa?

E allora viva i social network, utili non solo per fare gossip ma anche per avvicinarsi a San Pietro e approcciarsi in modo nuovo alla fede. Delle serie, quando il sacro incontra il profano.


Giulia Ghizzani

Giornalista

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