Polizia, la contesa del dopo-Manganelli
Dopo l’era Manganelli, quale futuro si prospetta per la Polizia di Stato? Va detto che le precarie condizioni di salute del capo erano note da tempo, si sapeva che stava lottando con tutte le sue energie contro il terribile male e che per alcuni mesi si era recato perfino negli Stati Uniti per sottoporsi a una terapia sperimentale. Era stato sempre presente e lucido fino all’ultimo, ben consapevole della delicatezza del suo mandato.
Adesso il suo posto è ricoperto ad interim dal vicario Alessandro Marangoni. Epperò quello di Capo della Polizia è un incarico ambito, prestigioso e ora che è diventato vacante. Se lo stanno contendendo i Prefetti che provengono dal ruolo Polizia, sostenuti ovviamente dalla base, e i Prefetti che sono arrivati al vertice percorrendo la carriera prefettizia. Per i primi si fanno i nomi di Franco Gabrielli, l’attuale Capo della Protezione Civile, dello stesso Alessandro Marangoni, ex questore di Milano e voluto lì dal ministro Cancellieri, di Alessandro Pansa. Per i secondi, i nomi accreditati sono quelli di Giuseppe Pecoraro, Prefetto di Roma, Pasquale Piscitelli, Bruno Frattasi eGiuseppe Procaccini.
Una partita complessa, difficile ma che ci auguriamo vivamente che sia in cima agli impegni del nuovo presidente della repubblica, a cui spetta la nomina del Capo della Polizia, del nuovo esecutivo che deve deliberarla, del ministro dell’interno che deve proporla. Questo perché il Capo della Polizia – che riveste contestualmente la funzione di Direttore Generale della P.S. – ha per legge l’onere del coordinamento e della direzione unitaria delle forze di polizia del paese nel delicato settore dell’ordine e della sicurezza pubblica. I tempi che viviamo indubbiamente pretendono la nomina, in tempi brevi, di un funzionario “titolare” responsabile della funzione”
Quanti sabato scorso hanno avuto modo di seguire in tv i funerali di Antonio Manganelli hanno senz’altro potuto farsi un’idea del valore del personaggio che ci ha prematuramente lasciati. Una Santa Maria degli Angeli stracolma di uniformi, di Autorità, come anche di gente comune commossa, tutti vicini nel dolore ai familiari affranti. Antonio Manganelli era un Prefetto proveniente dai ranghi dei funzionari della Polizia di Stato, come lo erano stati i suoi tre predecessori De Gennaro, Masone, Parisi. Diversamente dai “Capi” che li avevano preceduti fino al ‘94, come Porpora, Coronas, Parlato e così via che provenivano invece dal ruolo dei Prefetti “doc”.
Prefetti e Questori della Toscana, accanto ai colleghi di tutt’Italia, erano in chiesa sabato mattina, altri avevano reso l’ultimo omaggio al loro “Capo” già alla camera ardente allestita in precedenza presso la Scuola Superiore di Polizia al Flaminio. Molti di essi li ricordiamo per essere transitati da Firenze , città alla quale Antonio Manganelli era particolarmente legato e vantava “vecchie” amicizie nate alla fine degli anni ‘70 in cui aveva prestato servizio come investigatore alla Questura fiorentina. Rosini, Cecere Palazzo, Sodano, Valeri, Serra, Tagliente accanto al Prefetto di Firenze Luigi Varratta e al Questore Francesco Zonno. L’unanime sentimento di grande stima e di partecipe solidarietà alla moglie e alla figlia dello scomparso sono stati espressi con commozione nei loro interventi alla fine della cerimonia funebre dal Ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri, dal Vice Capo Vicario Marangoni e dal neo presidente del Senato Pietro Grasso che ha visto nella sua carriera di magistrato incrociare quella di Manganelli in due circostanze, a Palermo prima da Procuratore della Repubblica e a Roma poi da Procuratore Nazionale Antimafia.” Era nata – ha raccontato – una ricca sintonia sia professionale che umana”.