Addio a Carla Guiducci Bonanni, signora della cultura
Chi si occupa di cultura a Firenze, in maniera non superficiale, non poteva non conoscerla. Soprattutto non poteva non apprezzare la sua sterminata cultura, il suo modo affabile di porgerla, la sua disponibilità, il suo modo rapido e risolutivo di affrontare le questioni.
Carla Guiducci Bonanni, che mi chiese si da subito di darle del “tu”, ci ha lasciati in questa piovosa vigilia di Pasqua. E così ci ritroviamo tutti un po’ più soli.
Nata a Firenze nel 1929, l’anno della grande nevicata, Carla è sempre stata un punto di riferimento per chi decideva di lasciarsi affascinare dalla Cultura. Quella vera, fatta di giorni, mesi, anni di studio e di pazienza. Avere lei come guida, significava però giungere all’obiettivo in maniera più rapida, più precisa e senza ostacoli.
A Firenze conosceva tutto e tutti, nonostante abbia trascorso una vita tra i libri.
Era entrata nella Biblioteca Nazionale di Firenze nel 1952 (ma poi svolse incarichi anche a Parma e a Bologna), la stessa che nel 1966 fu devastata dalla tremenda alluvione che danneggiò circa un milione di pezzi custoditi. Sotto la direzione di Emanuele Casamassima, in qualità di funzionaria si attivò per coordinare la temporanea sistemazione esterna dei volumi alluvionati e poi per il loro rientro; subito dopo partecipò attivamente alla nascita e all’organizzazione del Centro di restauro del libro della Biblioteca Nazionale di Firenze, che tuttora opera.
Carla diresse la Biblioteca Nazionale di Firenze tra il 1988 e il 1995 e fu durante quegli anni che si dimostrò una straordinaria organizzatrice, piena di spirito e di ottimismo. Tutte doti che le servirono anche durante le sue esperienze di natura politica sia a livello nazionale, sia locale.
Nel marzo del 1995 infatti entrò a far parte del governo di Lamberto Dini, divenendo sottosegretario del ministro per la Cultura, Antonio Paolucci, mentre a livello locale fu assessore alla pubblica istruzione del Comune di Firenze durante la Giunta di Mario Primicerio.
Nonostante queste parentesi, indubbiamente Carla preferiva avere a che fare coi beni culturali della sua Firenze, e questo la portò a presiedere dal 1999 l’Associazione dei Musei Fiorentini e poi, tra la primavera del 2004 e l’autunno del 2007, l’Opera di Santa Croce.
Erano incarichi che Carla prendeva sempre molto seriamente, così come faceva spesso riferimento ai momenti più duri della propria vita professionale per trarne nuove motivazioni. Accadde per esempio nel 2006 quando, in occasione di una delle cerimonie legate al 40° dell’alluvione e al rientro di numerose opere d’arte restaurate (e collocate nel Cenacolo del complesso francescano di Santa Croce), Carla si presentò in conferenza stampa con una cazzuola con sopra un blocco di fango del ’66 che aveva scoperto, custodito e trasportato fino lì.
Questa era Carla, sempre sorridente, abilissima comunicatrice con la battuta pronta, amante dei salotti fiorentini dove però, con lei presente, le discussioni prendevano una piega decisamente più interessante.
Carla era anche sempre pronta ad aiutare chi glielo chiedeva. Mi è capitato spesso da giornalista e un’ultima volta, un anno e mezzo fa, da studioso. Le chiesi di darmi delle dritte relativamente a un’impresa che stavo per intraprendere. Mi diede la sua disponibilità e, come sempre, mi pregò di tenerla informata. Glielo promisi, ma purtroppo non potrò più farlo.