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Crisi, anche McDonald's sconta l'hamburger

Crisi economica, McDonald’s sconta l’hamburger: costerà quanto un caffè

Crisi, anche McDonald's sconta l'hamburger
Crisi, anche McDonald’s sconta l’hamburger

FIRENZE – Italia sempre più in crisi, tanto da costringere persino il colosso dei fast food a rivedere i prezzi e a rimettere mano ai menù della Penisola (compresi, ovviamente, quelli fiorentini). Succede a McDonald’s che – complice la difficile congiuntura economica – farà pagare l’hamburger come un caffè. La multinazionale ha infatti ridotto in Italia a 90 centesimi il prezzo del suo prodotto simbolo, scendendo ”sotto la soglia di 1 euro, su cui si era assestato dal 2004, senza cambiarne ricetta e qualità”.

I motivi del taglio al prezzo del celebre panino sono presto chiariti. ”In un momento difficile come quello che l’Italia sta attraversando – afferma McDonald’s – l’azienda ha deciso di dare un segnale molto concreto di vicinanza ai consumatori”. La multinazionale ritiene che inflazione e costi delle materie prime renderebbero necessario perfino un adeguamento dei prezzi, ma con lo sconto deciso spiega di voler ”continuare a prestare attenzione a quel segmento di clientela che si rivolge ai suoi ristoranti cercando il miglior rapporto qualità-prezzo”.

Ogni anno nei 460 McDonald’s del Paese vengono serviti quasi 20 milioni di hamburger, ricorda la società, stimando che la clientela tipica del panino “base” sia rappresentata dai giovani tra i 14 e i 24 anni di età. Pare inoltre che il colosso del cibo low cost stia valutando l’introduzione di eventuali sconti anche in altre realtà nazionali: solo tra qualche giorno, insomma, si capirà se si tratta di una mossa legata solo alle specificità della crisi italiana o a una scelta più globale. A quel punto si chiarirà anche se lo sconto sul panino più semplice di McDonald’s possa intervenire come tema – ad esempio – nel dibattito sull’euro o sul costo della vita in Italia. Non va dimenticato, infatti, che il più celebre panino della multinazionale, il Big Mac, è utilizzato in un noto e semi serio strumento di misurazione del potere di acquisto delle valute mondiali elaborato dall’Economist: si chiama “Indice Big Mac” e viene aggiornato annualmente. E’ formulato assumendo come valida la teoria della parità di potere di acquisto, cioè che i tassi di cambio tra le diverse valute dovrebbero tendere a un identico prezzo in tutto il mondo per uno stesso paniere di beni e servizi, e viene citato di frequente dagli economisti.

Al di là dei dettagli tecnici, quel che è certo è che anche nel capoluogo toscano sempre più famiglie si rivolgono alle catene di fast food: in città aumentano infatti di anno in anno i punti vendita di diversi marchi o catene di ristoranti a basso costo. Più che una scelta, quindi, una necessità per la popolazione locale, specchio delle decisioni alimentari del resto dei cittadini italiani.


Giulia Ghizzani

Giornalista

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