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Agassi-Open

Andrè Agassi: Open

Il libro del tennista Andrè Agassi “Open. La mia storia”, edito da Einaudi, ci porta dritto nella vita del campione, che con un linguaggio a volte crudo, va dritto al cuore del lettore. Una vita difficile che Agassi inizia a raccontare con la sua ultima partita, un addio dettato anche dalle sue condizioni fisiche che non gli consentono più di tenere certi ritmi.

ANDRE’ AGASSI: OPEN
ANDRE’ AGASSI: OPEN

Chi avrebbe mai immaginato che il tennista numero uno che ha sbaragliato molti record fosse stato sottoposto ad allenamenti sovraumani da un padre-padrone che lo voleva a tutti i costi sul tetto del mondo?

Quello che traspare è il suo odio verso il tennis, che però poi ne è diventato il suo lavoro, quasi fosse il loro un legame indissolubile.

Il campione si mette a nudo e con insolita franchezza parla di sé con le sue passioni e le sue fragilità.

Il libro si legge tutto d’un fiato e si ha la voglia di andare avanti fino all’ultima pagina.

Una vita patinata, matrimoni da rotocalco, avversari del calibro di Pete Sampras e Roger Federer.

Trent’anni dedicati al tennis, fino al 2006, in cui il campione ha vinto tutto con la conquista anche del Golden Slam e dell’oro olimpico, tanto da essere introdotto nel 2011 nella International Tennis Hall of Fame.

Ora vive con i suoi due figli e la moglie, Steffi Graf, a Las Vegas.

Quello che più colpisce è il modo come racconta il match, la fatica e lo studio dell’avversario.

Pur odiando questo sport, Agassi sa di avere talento e così continua la sua battaglia per essere il numero uno, quello perfetto, utilizzando a volte anche un look anticonformista, spiazzando tutti.

Una vita in continua ricerca di qualcosa che appare chiara in questo piccolo brano

“Gioco a tennis per vivere, anche se odio il tennis, lo odio di una passione oscura e segreta, l’ho sempre odiato. Quando quest’ultimo tassello della mia identità va al suo posto, scivolo sulle ginocchia e in un sussurro dico: Fa’ che finisca presto.

E poi: Non sono pronto a smettere.

Ora, dalla stanza accanto, sento Stefanie e i bambini. Stanno facendo colazione, parlano e ridono. Il desiderio travolgente di vederli e toccarli, oltre a una gran voglia di caffeina, mi dà l’ispirazione che mi serve per alzarmi, per mettermi dritto.

L’odio mi mette in ginocchio, l’amore mi fa alzare in piedi.”

Ci sono pagine molto intense in cui l’atleta si ritrova con se stesso e anche nella vita di tutti i giorni deve proseguire e giocare il suo match.

Ed è proprio quello che continua a martellare il lettore, la sua voglia di rialzarsi e di non abbattersi dove a ricaricarlo è l’amore verso la sua famiglia.

Una storia la sua che appassiona ed è come se so stesse sfogliando un album di fotografie.

Assolutamente da leggere.

Voto 8/10

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