Lucca, in mostra le opere di Vallien, il “re” svedese del vetro
Usa il vetro come una materia da plasmare per sottolineare il rapporto tra l’uomo e il suo ambiente, e dalla Svezia – dove è riconosciuto come uno dei massimi artisti scandinavi – le opere di Bertil Vallien arrivano a Lucca. Si inaugura oggi infatti la mostra “8 rooms” in Palazzo Guinigi (Lucca), che riunisce circa sessanta opere in vetro realizzate da Vallien nel corso della sua carriera presso gli studi svedesi di Kosta Boda. L’evento, organizzato dall’Associazione San Cristoforo e ideato da “Lalla’s Join” di Stefania Trolli e Adriano Berengo in collaborazione col Comune di Lucca, andrà avanti fino al 18 agosto e intende mettere in luce la forte relazione tra gli aspetti progettuali della sua ricerca e la concretizzazione delle idee, che divengono opere in vetro in stretta relazione e dialogo con l’ambiente che le ospita, sottolineando il particolare interesse dell’artista per il rapporto dell’uomo con l’ambiente, con la storia, con il sacro e con il tempo, insomma con i segni della società contemporanea.
L’opera di questo artista, così radicata nella tradizione scultorea e vetraria, per quanto riguarda le tecniche e il materiale, e allo stesso tempo così protesa verso la contemporaneità per le tematiche toccate, diventa un punto di vista unico e critico sulla rappresentazione esistenziale dell’uomo contemporaneo. Bertil Vallien, inventore di una particolare e unica tecnica di lavorazione del vetro a stampo, è il più famoso artista e designer del vetro svedese a livello internazionale. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti e le sue opere sono esposte nei musei di tutto il mondo.
“Ci sono temi che ritornano continuamente nel mio lavoro – spiega l’artista – come la forma della barca. Questa è importante per me come la tela lo è per il pittore. Un portatore di storie e ricordi. Faccio barche che naufragano attraverso i ricordi e i sogni. Le mie barche non richiedono latitudini per navigare, si dirigono verso gli orizzonti della fantasia. Una barca vetrificata, una per Mosè, una per un capo vichingo”.