Violenze verbali e predicazioni urlate
Il giuramento del nuovo presidente del Consiglio e dei suoi ministri, un’Italia che respira e che ritiene di essere uscita dal buio delle settimane precedenti, una certa serenità nel mondo politico e istituzionale, anche se le difficoltà e i distinguo rimangono ancora troppi e, all’improvviso, sei colpi di pistola e due carabinieri a terra.
Questo è successo domenica mattina e la storia dell’attentatore ci racconta di un’Italia disperata e folle, rappresentata, in questo caso, da un uomo solo e preda della mania del gioco, ridotto in miseria, che se la prende con chi ritiene in qualche modo responsabile della propria situazione.
Scene anche già viste, con il sacrificio degli uomini delle forze dell’ordine, vittime esposte e senza difesa, in una democrazia che vive un periodo davvero oscuro.
Tuttavia mi chiedo quanto peso in tutto questo abbia avuto la violenza verbale, la predicazione urlata dai contenuti anti – istituzionali e la caduta del limite nell’invettiva contro tutto e contro tutti. Mi chiedo come venga percepita da persone in difficoltà e disperate la dichiarazione ripetuta attraverso i media e le manifestazioni di piazza, che questo modello di Stato e di organizzazione sociale debbano essere annullati in nome di una non ben precisata rivolta dei “cittadini”, che avranno il compito di rifondare (mi chiedo secondo quali principi) un nuovo mondo, in cui, in primo luogo, ci si è liberati della classe politica e delle regole dello Stato su cui si fonda la nostra convivenza.
Vedo tanta irresponsabilità, avverto il pericolo che l’ignoranza, la superficialità e quanto di meno nobile sta nell’animo umano possa avere il sopravvento, grazie a capipopolo che sobillano le persone e a televisioni e mezzi di comunicazione che amplificano gli effetti di messaggi dalla valenza pericolosamente antiistituzionale. Meritiamo di meglio e la nostra vigilanza in difesa dello Stato deve essere alta, perché il rischio del degrado delle intelligenze è reale e, di conseguenza, anche il decadimento della nostra democrazia.
paolo
Saluto con piacere la “lente” di Rosa Maria Di Giorgi, che ha posto giustamente l’accento sul problema delle conseguenze che una politica urlata e amplificata dai mezzi d’informazione può avere su menti labili. Non è però la prima volta che qualche soggetto debole compie atti di questo tipo, senza ricorrere a pistole o fucili. Ricordo che, anche in relazione alle campagne volte a demonizzare Berlusconi, qualcuno lanciò in faccia all’allora presidente del consiglio la statuetta del duomo di Milano. Ha ragione la parlamentare fiorentina: occorre disinnescare i capipopolo e chiedere ai mezzi d’informazione di non esaltare le “prodezze” dei tribuni. Quante volte nelle riunioni in prefettura, alle quali la Di Giorgi partecipava come assessore, abbiamo sottolineato quest’esigenza, e abbiamo deciso di organizzare incontri con i più giovani per far loro comprendere meglio le regole della democrazia e della civile convivenza. Sono sicuro che la nostra rappresentante in parlamento continuerà a promuovere la campagna di sensibilizzazione della società, invitando tutti ad abbassare quei toni e quegli epiteti che per 20 anni hanno imperversato in una politica basata sulla delegittimazione reciproca, sulle lotte e controversie intestine.
Le saremo vicini nella sua attività. Auguri.
Paolo Padoin