L’ultima tendenza metropolitana è la “poesia” sull’asfalto
FIRENZE – C’erano una volta i graffiti, sulle pareti delle città. Prima di Facebook, prima di Twitter, prima che la comunicazione fosse ristretta in 140 caratteri. Poche parole – vergate clandestinamente, fuori dalle maglie della legge – dove condensare dichiarazioni d’amore, insulti, inni alla propria squadra di calcio fino a un classico come “Pisa m***a” che oggi si può trovare alle più svariate latitudini. Pareti, muri e quant’altro diventavano vetrine per estemporanee mostre d’arte, spesso di dubbio gusto, e i “tag” (le firme dei writers, ndr) croce per gli assessori al decoro che si sono susseguiti in Palazzo Vecchio. Il tutto con bombolette spray che spesso fanno la disperazione dei condomini e la fortuna degli imbianchini.
Poi c’è stato il primo cambio di prospettiva: dall’arte verticale – i graffiti tradizionali, insomma – a quella orizzontale. Si è passati cioè ad esprimersi non più sui muri (o non solo su di essi) ma sull’asfalto. E’ mutato il supporto, ma le motivazioni restano più o meno le stesse: far colpo sulla ragazza di turno, soddisfare quel malsano e imponderabile istinto di esternare al prossimo il proprio pensiero, magari nelle intenzioni più nobili anche lasciare un segno per la posterità, in una bizzarra interpretazione del pensiero foscoliano (“Sol chi non lascia eredità d’affetti poca gioia ha dell’urna…”)
Sta di fatto che adesso c’è chi ha spostato l’asticella ancora un po’ più in là, arrivando a scrivere sull’asfalto non una riga, non un sonetto ma un’intera poesia. Accade in via Rinuccini, zona piazza Puccini, alla prima periferia di Firenze. Google ci viene incontro e ci aiuta a colmare eventuali lacune dei ricordi delle scuole superiore: scopriamo così che il testo non fa parte di alcuna lirica finora studiata in classe, e che dunque è tutta farina del sacco di un ancora ignoto writer locale. Pochi dubbi sul destinatario, evidentemente una ragazza su cui il graffitaro intende far colpo, molti dubbi invece sull’identità della fanciulla.
Guardandolo in prospettiva, sembra quasi di veder scorrere l’intro di un film della saga di Guerre Stellari. Con un po’ meno poesia.