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La sfida dei cattolici

Dal 3 al 5 maggio si terrà a Pistoia la settimana sociale dei cattolici toscani, cui prenderanno parte oltre 400 delegati di tutte le diocesi della regione.

La prima settimana sociale a livello nazionale ebbe luogo proprio a Pistoia nel 1907 e fu promossa da Giuseppe Toniolo, insigne studioso di economia e di sociologia, tra i più autorevoli ispiratori ed animatori del movimento cattolico. Originario di Treviso, si radicò comunque a Pisa, nella cui università svolse la sua attività accademica. Nel 2012 è stato dichiarato beato.

Le settimane sociali divennero da subito un’ occasione rilevante ed innovativa di riflessione sull’ impegno nella vita pubblica ed in politica. Furono sospese nel 1970, ma ripresero con rinnovato vigore nel 1990 per proseguire fino ai tempi attuali: la prossima assise nazionale è fissata a Torino per settembre ed avrà come tema la famiglia.

Nell’ odierno assai difficile frangente anche la conferenza episcopale toscana ha sentito l’ esigenza di chiamare clero e laicato ad un’ analisi impegnativa su alcune tra le più urgenti problematiche politiche, sociali ed economiche che anche nella nostra regione costituiscono motivo di considerevole allarme e preoccupazione, per i livelli di una crisi che certo non risparmia le nostre provincie.

Dai documenti preparatori si deduce che i protagonisti dell’ evento dovranno interrogarsi e prendere posizione sui mutamenti che stanno sconvolgendo anche le nostre genti; sullo smarrimento della politica e dell’ economia; sulla possibilità di offrire apporti effettivi sui temi del lavoro, dei giovani, delle riforme istituzionali; sull’ eventualità di una nuova stagione pubblica per i cattolici; sul voto dei praticanti, che anche nelle recenti elezioni si è disperso in varie direzioni; sulla complessità dell’ odierna situazione generale.

E’ evidente che i promotori intendono in primo luogo scuotere un ambiente che sembra oggi troppo ripiegato al proprio interno e che non riesce più ad esprimere una partecipazione efficace, forse anche per un crescente distacco rispetto a certe tematiche, che pure sono cruciali nel quadro di un’ agenda temporale che non può essere parte marginale nella fede di un credente. Peraltro anche dello stesso convegno di Pistoia difficilmente si è avuta una qualche notizia frequentando qualsiasi liturgia. Temi dunque che appassionano, anche tra i fedeli, una netta minoranza per lo più di iniziati, che non riesce a realizzare, forse perché la teme, una più tangibile presenza nel tessuto sociale e politico.

L’ idea di organizzare l’ incontro toscano costituisce pertanto il frutto della consapevolezza, indubbiamente diffusa nelle gerarchie, di quanto sia impellente un più concreto e diretto impegno in ambito pubblico da parte di persone nitidamente cattoliche. Un impegno che in altri tempi garantì al paese un contributo di ben notevole spessore principalmente quando, nel secolo scorso, alcune personalità fortemente osservanti seppero essere determinanti in fasi cruciali della storia nazionale. Si pensi solo al ruolo che ebbe Alcide De Gasperi nelle scelte fondamentali degli Italiani dopo la catastrofe della seconda guerra mondiale.

Del resto anche uno stimato commentatore di estrazione laica come Ernesto Galli Della Loggia ha affermato di avvertire che l’ Italia ha bisogno, se non di un partito cattolico, comunque ”di una voce cristiana, e dunque cattolica, di un’ iniziativa politica alta che rechi il segno di quell’ ispirazione” (Il Corriere della Sera, 24 giugno 2012).

L’ auspicio è pertanto che dalle riflessioni, sicuramente approfondite e qualificate, che caratterizzeranno la discussione dei prossimi giorni possano scaturire prassi più incisive, attuate da uomini e donne che sappiano raccogliere la sfida con originalità, indipendenza, coraggio e concretezza. Ne guadagnerebbe sicuramente la nostra regione Toscana e l’Italia intera.

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