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Badanti italiane vs badanti straniere, chi vince a Firenze?

Badanti italiane VS badanti straniere
Badanti italiane VS badanti straniere

FIRENZE – Se fino a un po’ di anni fa lavorare come badanti era una prerogativa delle donne immigrate dell’est Europa, con la crisi in agguato pare che pure quelle italiane – casalinghe, pensionate, disoccupate magari con il marito in cassa integrazione – abbiano incominciato a ripiegare sull’impegno in casa. Le donne fiorentine non fanno eccezione, tanto che dalla sezione lavoro della Provincia di Firenze si parla addirittura di un fenomeno in crescita a partire dal gennaio 2011.

Snocciolando i dati osserviamo infatti che nel territorio provinciale le italiane iscritte sono il 30,9% (a seguire: rumene 23,8%; peruviane 12,07%), a Firenze città sono il 9%; che di fatto significa che in provincia c’è più disponibilità delle italiane a fare questo lavoro, che invece in città è monopolio delle straniere.

Nell’anno 2012 a rendersi disponibile come badanti sono state 1.272 donne soltanto a Firenze, che fa da capofila. Segue Sesto Fiorentino con 162 iscrizioni, Figline Valdarno ne conta 44, Pontassieve 50, Scandicci 66, San Casciano 72 e Borgo San Lorenzo 54.

Come si diventa badanti? L’iter burocratico, che tu sia italiana o straniera, è lo stesso. Bisogna iscriversi al Centro per l’impiego presentando un documento di identità valido e aspettare di essere contattate. Chiaramente la strada maestra sarebbe quella di formarsi attraverso corsi organizzati da Provincia e Regione, in modo tale da approdare nel livello più alto che richiede specifiche competenze assistenziali. Ma gli ostacoli per l’esercito delle badanti italiane, e più in particolare fiorentine, non sono pochi. Devono, innanzitutto, vedersela con i nuovi arrivi di badanti ucraine, marocchine, filippine, somale e ultimamente soprattutto georgiane. Pare infatti che le straniere, malgrado la concorrenza nostrana, siano di gran lunga preferite alle italiane.

Perchè? L’abbiamo chiesto a Dora (il nome è di fantasia), di origine rumena ma a Firenze da diversi anni. «Si tratta di una questione legata alla flessibilità sociale e familiare – racconta -. Rispetto ad una italiana la straniera ha meno vincoli familiari dal momento che, com’è noto, lasciamo marito e figli nel paese d’origine. Un immigrato inoltre è più ricattabile, anche dal punto di vista giurisprudenziale. E pur di restare in Italia farebbe qualsiasi cosa, anche lavorare a nero ed essere sottopagato. Consideriamo, inoltre, che le famiglie immigrate sono monoreddito e non possono restare a lungo senza un’occupazione, quindi hanno una vulnerabilità socio-economica maggiore. Difficoltà, questa, che espone la categoria a trattamenti che non rispettano i principi del Contratto Collettivo Nazionale del Lavoro: ferie maturate e non godute, mancato pagamento del Tfr, giorni festivi non maggiorati e via dicendo. C’è però da dire che, negli ultimi tempi, le cose hanno preso una piega diversa – aggiunge – al punto tale che la conoscenza del complesso campo legato al lavoro delle badanti si sta ampliando».

E se le richieste di lavorare come badanti stanno aumentando insieme alle conoscenze giuridiche da parte delle lavoratrici in questo campo, sta invece diminuendo l’interesse da parte dei nuclei familiari ad assumere queste figure. Se nel 2009 le famiglie che si sono rivolte al servizio erano 384, nel 2010 sono diventate 298 e 191 nel 2011.

Trend in diminuzione dovuto principalmente al fatto che forse, avendo molte donne perso il posto di lavoro, sono rimaste a casa a curare i loro anziani o bambini. E i costi per una badante sono tutt’altro che generosi.

Quanto costa una badante? La cifra varia a seconda dei livelli di appartenenza: a, b, c, d. Al primo livello (il più basso), appartengono i collaboratori familiari generici sprovvisti di esperienza professionale che, se conviventi con l’anziano – che significa lavorare per un massimo di 54 ore settimanali – percepiscono 580,50 euro lordi; se non conviventi, invece, vengono pagati 4,22 euro l’ora. Al secondo livello appartengono i collaboratori generici polifunzionali che svolgono mansioni di pulizia e riassetto della casa. Loro percepiscono, convivendo, 738,82 euro; non convivendo, 5,28 euro per ogni ora di lavoro. Nel terzo livello rientrano i collaboratori che, in possesso di specifiche conoscenze di base, operano con totale autonomia e responsabilità guadagnando 844,37 euro se conviventi oppure, se non conviventi, 5,91 euro l’ora. Nel quarto livello (il più alto) rientrano, infine, quei collaboratori che hanno precise responsabilità di decisione e coordinamento arrivando anche ad accudire persone non autosufficienti svolgendo quasi mansioni infermieristiche. Se conviventi, arrivano a percepire 1,211 euro mensili; se non conviventi invece, 7,18 euro l’ora.


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stefania ressa

Giornalista

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