A colpi di tacco si elimina MaggioDanza
Sono almeno vent’anni che ciclicamente – quasi ogni volta che si sono palesate difficoltà contabili al Teatro del Maggio Musicale Fiorentino – si rincorrono voci di dismissione, esternalizzazione e bizzarrie demolitive varie sempre e solo a carico di MaggioDanza.
L’impressione è sempre stata che al corpo di ballo, rispetto a tutti gli altri complessi artistici del Teatro, siano costantemente state riservate politiche gestionali di tono minore: promozione poca e fiacca, investimenti col contagocce e via lasciando andare, secondo un atteggiamento che quasi quasi pareva tollerare MaggioDanza con certa uggia.
Se negli anni – e per anni – MaggioDanza si è ritagliata un posto di primo piano nel panorama delle compagnie italiane parrebbe doversi più che altro alle capacità artistiche e alla caparbietà dei ballerini e dei loro maître. Evgheni Polyakov è senz’altro stato il primo e insuperato alfiere di MaggioDanza, ma anche Karole Armitage e Davide Bombana ci hanno messo del loro nel promuovere e diffondere le produzioni e gli eventi della compagnia andando a parlare nelle scuole e nelle università, con la Firenze degli incontri letterari o delle biblioteche; tutto per pura dedizione personale, spesso portandosi da soli i manifesti sottobraccio. Poi – pian piano, in maniera strisciante e incolpevole, magari solo per differenti sensibilità o inclinazioni individuali – questo ‘motu proprio’ è andato scemando. Toccava al Teatro. Ma il Teatro non c’è stato, o per lo meno evidentemente non abbastanza.
Poi è arrivato il Maestro Francesco Ventriglia, che ha avuto l’opportunità non sottovalutabile di allineare il proprio nome a un filotto composto da protagonisti assoluti della danza internazionale del calibro, per citarne alcuni – oltre a Polyakov, Armitage e Bombana – anche Elisabetta Terabust, Florence Clerc o Vladimir Derevianko. Tutti loro volentieri hanno lavorato con quella compagnia – MaggioDanza – che lui adesso afferma di aver trovato come una «corte dei miracoli» «imbolsita». I «bolsi» sarebbero gli artisti che quando il Corpo di Ballo diventò MaggioDanza c’erano e che di quel percorso sono stati protagonisti innaffiandolo col loro sudore ma anche col loro entusiasmo. La verità è che il ballo, nelle (dis)economie del Teatro del Maggio, è troppo spesso stato presa di tacco. Quello che arriva oggi, non è che un colpo di tacco più forte degli altri.