Maggio musicale, il maestro Mehta protesta in T-shirt: “Io sono il Maggio”
FIRENZE – Per una volta si è tolto la giacca del frac e si è presentato al pubblico per gli applausi finali con la t-shirt «Io sono il Maggio»: lo ha fatto ieri sera, alla fine del Requiem di Giuseppe Verdi nel vecchio Teatro Comunale, il maestro Zubin Mehta. Alle sue spalle, orchestra e coro sventolavano le stesse magliette. Fuori, invece, la protesta si incarnava in sindacati, maestranze e ballerini – proprio coloro su cui incombe la mannaia congegnata dal commissario straordinario Francesco Bianchi – che hanno tra l’altro organizzato una colletta tra il pubblico.
Si moltiplicano, insomma, le iniziative salva-Maggio dopo che Bianchi ha reso noto il suo piano dei tagli che decreta la morte dei laboratori di scenografia e della compagnia MaggioDanza. E stasera si replica, quanto a proteste, con una nuova raccolta fondi davanti al teatro Goldoni dove va in scena la prima del Ratto di Lucrezia.
Su Facebook, intanto, il gruppo “Salviamo il Teatro del Maggio Musicale Fiorentino” conta 14.995 membri, mentre quello “Noi che vogliamo che il teatro del Maggio Musicale non chiuda” ha raggiunto 20.832 adesioni, con 432 nuove iscrizioni solo nella giornata di ieri. Vien da pensare che se ciascuno di questi iscritti si fosse recato al Teatro del Maggio una volta a stagione, oggi non staremmo a scriver di questo. Tuttavia l’interesse è alto, la sensibilità pure, e da tutte le parti d’Italia ma anche dall’estero arrivano manifestazioni di solidarietà ai complessi artistici e ai lavoratori del Maggio. E si rincorrono idee su idee per eventi creativi di contestazione, dalle marce in costume di scena e tutù insieme agli allievi delle scuole di danza fiorentine e toscane fino al girotondo muto – in segno di lutto per ciò che la cultura toscana andrà a perdere con i tagli previsti – attorno al cimitero degli inglesi di piazza Donatello, dove è sepolto il padre fondatore di MaggioDanza, ovvero il suo maitre de ballet storico: Evgheni Polyakov.
Dal canto loro, gli orchestrali hanno preso carta e penna per scrivere alla Commissione europea chiedendo un supporto economico, mentre i sindacati affilano l’arma delle proposte alternative in vista di giovedì prossimo, quando è previsto il nuovo incontro con il commissario Bianchi.