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Un albero, una foto, un sorriso

Viale Matteotti
Viale Matteotti Firenze

Un albero, una foto, un volto sorridente. A pochi metri il traffico del viale cittadino scorre incurante e nervoso. Davanti alla pianta una ragazza bionda sta legando la foto di una giovane donna al fusto con nastro adesivo. Sa bene che non resisterà a lungo, poche gocce di pioggia cancelleranno il suo gesto e faranno volare via l’immagine, che nella migliore delle ipotesi cadrà a terra se non – ancora una volta – finirà sotto qualche veicolo. Ma la ragazza ha rispetto per quell’albero e non usa i chiodi che potrebbero ferirlo. Di sofferenza ce n’è già abbastanza.

Non basta affiggere la foto. La base della pianta non è più un accumulo di sporcizia o di arbusti trascurati. La ragazza l’ha appena trasformata in un’aiuola colorata. Fiori bianchi e rossi e nel mezzo tre ceri di candela, due rossi uno bianco, proprio come i fiori. Non importa se restano spenti, l’importante è che ci siano.

La giovane resta muta e fissa negli occhi il volto della donna che è dentro l’immagine. Sicuramente si parlano. Un linguaggio che solo loro capiscono e che non può e non deve essere raccolto da nessuno dei passanti. Poi il distacco, un bacio alla foto lasciata sull’albero e la giovane bionda si allontana, con un dignitoso velo di tristezza in volto ma contenta della visita a quel «cippo».

Il passante che ha visto la scena può ora avvicinarsi all’albero. Non c’è un nome sulla foto. Solo lo sguardo di una ragazza che sembra chiedere a chi transita in quel momento nel viale Matteotti a Firenze perché la sua giovane vita e le speranze che si portava dietro si sono improvvisamente fermate a pochi metri di distanza, nel buio della notte di qualche settimana fa. Ma nessuno risponde o ha voglia di rispondere. L’oscurità, il viale deserto alle due di notte, un tonfo, un urlo, il silenzio. E il viale che si illumina di nuovo, ma solo dei lampeggianti blu dei mezzi di soccorso.

Sono 1292 gli incidenti stradali a Firenze nel 2013, secondo la statistica della Polizia municipale, con 1136 feriti e 4 morti. Quasi uno al mese. E ognuno di loro continua a chiedere perché.


Sandro Addario

Giornalista

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