Maggio Danza, lettera dei lavoratori al Ministro Bray: «Non siamo ingenui, la possibilità di trovare soluzioni c’é»
FIRENZE – Il ministro alla cultura Massimo Bray non ha fatto a tempo a insediarsi a modino che subito il suo spazio web è stato sommerso dai messaggi con cui i lavoratori del Maggio Musicale Fiorentino chiedevano la sua attenzione per la grave crisi in cui versa il Teatro. Con tanto di spettro di tagli che non pare azzardato definire selvaggi. E infatti, inizia proprio scusandosi per l’assalto alla diligenza telematica la lettera aperta indirizzatagli pochi giorni fa da Michelangelo Chelucci e firmata da tutti i ballerini di MaggioDanza.
Michelangelo è diventato stabile da poco. Concorso? Macché: per gli uomini non ce ne son più addirittura – udite udite – dal 1995. No, ha vinto una causa e così si è stabilizzato. Gli stabili in compagnia, adesso, sono 16. Se il commissario straordinario Francesco Bianchi – che questa stessa lettera l’ha ricevuta per conoscenza insieme al premier Enrico Letta e al sindaco di Firenze Matteo Renzi – non sarà più veloce a cancellare la compagnia di ballo del Maggio, forse dal mese prossimo, attraverso il medesimo percorso di Michelangelo, a questi 16 se ne aggiungeranno altri due.
Il resto della compagnia, 23 persone, sono aggiunti; contratti a termine, insomma. Ma gli stabili, in una grande compagnia, sono il nucleo forte, coloro che garantiscono unità e continuità stilistiche, amalgama interpretativo e tutto quanto nel balletto fa arte con la ‘A’ maiuscola. E’ per questo che Michelangelo e i suoi colleghi hanno scritto al ministro, e ora attendono risposte. Con loro, le aspettano l’Italia che balla e quella che si incanta a guardare.
Ed eccolo, il testo della lettera di MaggioDanza a Bray:
“Gentile Ministro, La prego di scusarmi se il Suo spazio sul web è stato “preso d’assalto” dai lavoratori del Teatro del Maggio Musicale Fiorentino, ma quando la speranza è una è li che vanno tutte le energie e gli appelli.
La sto disturbando nuovamente solo perché ci tengo che Lei non si faccia l’ idea che noi ballerini stiamo solo protestando per la danza, gridando slogan banali e vuoti sulla difesa dell’ arte. Il cuore di MaggioDanza è ormai di 16 ballerini stabili affiancati da 23 contratti a termine.
Lavoriamo sei giorni su sette con uno stipendio decisamente nella media di ogni lavoratore italiano. Molte personalità della danza ci hanno contattato, non solo per esprimere la propria solidarietà per la Compagnia, ma anche per offrirci il loro lavoro gratuitamente: coreografie da lasciare nel nostro repertorio senza spese sui diritti d’ autore, nuove creazioni donate senza ricevere compensi economici…
Le dico questo per metterLa al corrente che, secondo me, c’ è la possibilità di trovare soluzioni economicamente sostenibili e artisticamente valide; senza contare i sacrifici e le flessibilità che noi tutti siamo pronti ad affrontare per non far morire la nostra Compagnia, che è diventata anche famiglia.
Insomma, quello che ci tenevo a scriverLe è che non siamo degli ingenui che credono che, in un momento di crisi, non sia necessario rimboccarsi le maniche e fare qualche rinuncia.
Siamo pronti a collaborare in ogni modo e con qualsiasi strumento ci sia possibile per aiutare il bilancio del Teatro, ma, La prego, salvi il nostro organico che, solo con la salvaguardia della stabilità, potrà in momenti meno bui, magari molto presto, rifiorire.
E’ la speranza anche dei nostri giovani danzatori precari quella di garantire un futuro e continuare a far vivere l’ istituzione culturale che è MaggioDanza. Credo che la stabilità sia la vera risorsa delle compagnie italiane e trovo che ricreare, risistemare e rendere attuale sia meglio che distruggere una delle realtà più importanti del panorama internazionale.
Vede, quando sono diventato un membro di MaggioDanza avevo 21 anni (adesso ne ho 28) e la maggior parte di quello che ho appreso sulla danza me lo hanno trasmesso i miei colleghi più maturi…La bellezza di questo lavoro (che è un lavoro che nasce da una profonda passione) è proprio il passaggio del testimone che c’ è tra le generazioni di artisti.
La risorsa dei nostri teatri è che ancora “ s’ impara un mestiere “ gomito a gomito, si tramandano tradizioni centenarie da un ballerino all’ altro. Mi scuso se il tono di questo messaggio non è quello con cui, forse, avrei dovuto rivolgermi ad un Ministro, ma Le ho parlato con il cuore in mano.
Grazie per la Sua attenzione, il mio impegno è al Suo servizio. Con fiducia, Michelangelo. MaggioDanza nella sua interezza condivide”.