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Rinvio Imu e 730

Rinvio Imu, a chi non conviene rifare il 730

Rinvio Imu e 730
Rinvio Imu e 730

FIRENZE – Dopo il faticoso parto, il decreto del 17 maggio che sospende il pagamento dell’Imu a giugno per la prima casa evidenzia ora tutti i suoi limiti.

Il decreto ha stabilito il rinvio della prima rata Imu per le abitazioni principali non di lusso, gli immobili Iacp e gli edifici rurali: quindi solo l’acconto Imu di questi immobili viene rinviato al 16 settembre, mentre restano confermati gli aumenti previsti per fondi e capannoni industriali e la scadenza del 17 giugno per il pagamento della prima rata Imu su tutti gli altri immobili. La tanto richiesta deducibilità dell’Imu per le imprese resta ancora solo un’ipotesi.

Ma la complessa macchina fiscale era già in moto da marzo e molti italiani di fatto hanno già pagato l’Imu, per l’acconto di giugno o addirittura per il saldo di dicembre, dando disposizioni tramite il mod. 730 di compensare, in tutto od in parte, i rimborsi Irpef con l’imposta dovuta. Per quanto riguarda le abitazioni principali e gli altri immobili soggetti al rinvio, tale compensazione vanifica il decreto.

Secondo la Consulta Nazionale dei Caf queste situazioni sono oltre centomila.

Per questi contribuenti la scelta sarebbe oggi tra tornare in massa ai Caf per presentare un 730 correttivo entro il 31 maggio, che faccia mettere in pagamento il rimborso (da pagare con gli stipendi di luglio per i lavoratori dipendenti o ad agosto per i pensionati) oppure stare a vedere come va a finire per l’Imu ed eventualmente presentare un 730 integrativo entro il 25 ottobre. In assenza di nuove disposizioni, questa ultima è probabilmente la scelta più giusta, anche per chi possiede soltanto immobili con Imu slittata.

Per chi invece avesse altri immobili sarà più facile compensare a dicembre quanto eventualmente pagato in più per la abitazione principale direttamente in F24, senza dover fare alcuna integrazione del 730 tramite i Caf.

La Imu sulla abitazione principale è per ora solo slittata di tre mesi, con l’impegno del Governo di rimodularla all’interno di una completa riforma del prelievo fiscale sugli immobili.

Il contribuente che si presenta oggi al Caf per chiedere il pagamento dei rimborsi, precedentemente utilizzati in compensazione, rischia di fare un adempimento in più, pagare il costo della operazione, sia pure contenuto (le tariffe ordinarie variano dai 25 ai 50 euro) e ricevere il rimborso al 31 luglio (agosto per i pensionati) per poi doverlo ripagare in tutto od in parte al 16 settembre.

Il decreto si presenta in sostanza come una sorta di scommessa: di fronte alle diverse istanze politiche che richiedono di liberare le famiglie dalla Imu sulla prima casa oppure alleggerire il prelievo sugli immobili delle imprese, il Governo non sceglie una politica e rinvia il problema ad una improbabile riforma globale della imposizione sugli immobili, da varare entro il 31 agosto.

In mancanza di questa riforma, la Imu resta come è, con prima scadenza 16 settembre per le abitazioni principali.

Difficile pensare che la variopinta maggioranza che sostiene il governo riesca in pochi mesi a trovare un accordo solido per riformulare sostanzialmente un tema così complesso. Le prese di posizione così diverse, assunte da esponenti dei partiti di governo nelle due ultime settimane. non lasciano ben sperare e poi entro luglio deve essere risolto anche il problema dell’ulteriore aumento dell’ IVA, che pende ancora sulla testa di tutti.

Anche volendo essere ottimisti è difficile pensare che si trovino risorse per entrambe le esigenze. E’ quindi probabile che anche arrivando in porto con una riforma, l’Imu dell’ abitazione principale venga alla fine confermata, magari addolcita aumentando la detrazione fissa e quelle per i figli conviventi. A questo punto lo slittamento del pagamento a settembre, mese normalmente già pesante per le finanze delle famiglie, sarebbe ancora un vero vantaggio?

Probabilmente no, anzi verrebbe ad aggravere la trappola fiscale già prevista per dicembre, quando acconto Irpef, saldo Imu ed esordio della nuova Tares verranno a concentrarsi in meno di 3 settimane.

Inoltre la disposizione di rinvio non affronta il vecchio e irrisolto problema della confusione tra il concetto di abitazione principale e di prima casa.

Infatti il requisito per rinvio resta comunque la residenza presso l’immobile, ma sono numerosi i casi di persone trasferite in città diverse per ragioni di lavoro che pagano un affitto e possiedono altrove un immobile, magari ereditato, che viene comunque tassato come seconda casa, creando una disparità di trattamento tra chi ha la fortuna di poter risiedere in casa propria e chi no.


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