Squinzi: «Per i giovani la situazione è disperata»
BORGO LA BAGNAIA (SIENA) – E’ tornato ad alzare il suo grido d’allarme sulle condizioni del Paese ed in particolare delle giovani generazioni. Dal senese il Presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ha tuonato: «Non si può più scherzare. Per i giovani la situazione è disperata, rischiamo di perdere una-due generazioni» ha detto al convegno dell’Osservatorio permanente giovani-editori a Borgo La Bagnaia.
Ci sono 3 milioni di disoccupati in Italia e quasi il 40% dei giovani è senza lavoro, molti addirittura hanno smesso di cercarlo. «Io sono a favore del posto fisso. Devono esserci meno posti di lavoro temporaneo e più posti di lavoro a tutto campo, ma anche la flessibilità. Chi entra nel mondo del lavoro pensando solo al posto per la vita, non ce lo possiamo più permettere. Noi non abbiamo più in Italia l’apprendistato, che in Germania è importantissimo» ha spiegato il leader degli industriali.
«Il vero problema è la disoccupazione giovanile -ha detto parlando della riforma del lavoro- È giunto il momento in cui ci mettiamo tutti a remare nella stessa direzione. Serve che governo, imprese e sindacati trovino accordi su tutti i principali punti per provare a far uscire il Paese dalle crisi. In Italia c’è una diffusa mentalità anti impresa manifatturiera, ma adesso con i sindacati dobbiamo metterci nel mezzo della tempesta perfetta e in questo caso remare nella stessa direzione».
Squinzi ha accusato poi la struttura normativa che ha affossato il Paese: la vera sfida è semplificare il Paese. L’Italia è senza materie prime e con infrastrutture scassate e l’unica cosa che abbiamo è la materia grigia che è di assoluta qualità.
«Le nostre aziende stanno facendo una fatica disperata, soprattutto quelle legate al mercato interno –spiega Squinzi– Chi esporta, in qualche modo ha tenuto. Chi è crollato sono imprese che operano sul mercato nazionale: il settore emblematico è quello dell’edilizia. Negli ultimi 4 anni sono stati persi 450 mila posti lavoro».
Nei giorni scorsi, davanti al premier Enrico Letta, il n.1 di Confindustria aveva detto che il Paese rischia di arretrare di 50 anni. Serve perciò assolutamente tornare a crescere attuando riforme non più rinviabili a partire da una legge elettorale che garantisca legislature piene e stabilità governativa. Squinzi aveva indicato dunque la strada al Governo sottolineando l’allarme delle imprese schiacciate dalla crisi: se nel Sud su crescita, occupazione e sviluppo si gioca una vera e propria sfida per la sopravvivenza oggi anche il nord è sull’orlo di un baratro economico che trascinerebbe tutto il Paese indietro di mezzo secolo.