Rapporto Irpet-Unioncamere, recessione per tutto il 2013. Galgani: no all’aumento dell’Iva
FIRENZE – «La diminuzione del Pil regionale del 2,1 per cento registrata nel 2012 è un segnale eloquente per le imprese, le famiglie, le istituzioni. E arriva dopo quasi due anni di dati negativi. Come se non bastasse, segnali di debolezza iniziano a pervenire anche dall’export, storicamente traino per le nostre imprese, sintomo che i mercati internazionali da soli non sono più sufficienti per alimentare le aspettative di ripresa. Per invertire la rotta serve una forte scossa, indispensabile per far sì che la Toscana torni a fare leva sulle proprie potenzialità e sulle capacità imprenditoriali di cui dispone». Il commento è di Vasco Galgani, presidente Unioncamere Toscana, che questa mattina ha partecipato alla presentazione del rapporto Irpet-Unioncamere alla quale hanno partecipato il governatore Enrico Rossi e il presidente del consiglio regionale Alberto Monaci.
Galgani chiede alle istituzioni un cambio di passo: “Si metta il lavoro al primo posto dell’agenda europea nel prossimo vertice del 27 e 28 giugno, si cancelli l’aumento dell’Iva che altrimenti scatterebbe fra 20 giorni e la Toscana si impegni sulla strada dello sviluppo; a iniziare da quel grande sforzo per l’ammodernamento infrastrutturale del territorio, elemento cardine senza il quale nessuna crescita economica e sociale sarà possibile”.
Galgani rivolge un appello anche al mondo delle Camere di commercio: “Sono state fra i soggetti che in questo difficile periodo hanno dato un contributo fondamentale per far sopravvivere il territorio. Ora dobbiamo rendere il nostro intervento ancora più virtuoso. Le risorse sono sempre meno e non possiamo più permetterci che vadano disperse in mille rivoli o siano divise fra organismi sovrapponibili. Ed è in quest’ottica che bisogna ragionare per la promozione, l’accesso al credito e l’internazionalizzazione, che oggi più che mai hanno bisogno di soggetti unici e condivisi per soddisfare i bisogni delle imprese”.
A parte il dato del -2,1 per cento, nel rapporto Irpet-Unioncamere si legge che dall’inizio della crisi il Pil ha subito una contrazione di circa il 5%: una caduta che, seppur meno marcata rispetto a quella di altre regioni, resta pur sempre la più grave degli ultimi 50 anni.
Ancora una volta sono state le costruzioni a soffrire di più, anche per problemi di liquidità e per i ritardati pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione. La flessione è stata poi rilevante per lo stesso manifatturiero, malgrado la spinta proveniente dai mercati esteri.. Sotto il profilo dimensionale, tiene soprattutto il gruppo delle medie imprese.
L’agricoltura, pur risentendo delle condizioni climatiche sfavorevoli, ha chiuso l’anno in linea con i livelli del 2011 in termini di valore aggiunto nominale, soprattutto per un miglior andamento dei prezzi relativi. Buone le performance delle produzioni tipiche regionali sul fronte dell’export.
Segnali maggiormente positivi dal terziario, grazie alla tenuta dei flussi di turismo internazionale ed al contributo dei segmenti a più elevata qualificazione. Fra i servizi market aumentano però le difficoltà del commercio al dettaglio, dove anche il comparto alimentare ha fatto registrare una significativa caduta dei fatturati.
Purtroppo la fine della fase recessiva non è vicina. Infatti anche nell’anno in corso, il Pil risulterà in calo dell’1,4% (leggermente meglio del resto del paese). Il 2014 dovrebbe rappresentare l’anno di transizione verso una nuova fase di crescita che, seppur in modo contenuto, si dovrebbe manifestare soprattutto nel 2015.
Le previsioni sono molto incerte anche perché di fronte ad una crisi così profonda e prolungata è molto probabile che gli operatori stiano cambiando radicalmente i propri comportamenti.
Le famiglie a fronte di un calo del reddito disponibile e di aspettative sempre più incerte stanno rivedendo il proprio paniere di consumo, comprimendolo, ma anche modificandone la composizione: infatti, i beni durevoli hanno registrato un tracollo (-11%), anche se la contrazione più sorprendente è nell’acquisto di alimentari (-2%).
“La Toscana non va peggio del resto d’Italia e questo è importante in un quadro così poco roseo”, ha sottolineato il governatore Rossi. “La crisi c’è, per uscirne non si può proseguire come hanno fatto Stati, Bce, Unione europea. Bisogna allontanarsi dalle idee del passato, le politiche del rigore devono cedere il passo alle politiche della crescita e dello sviluppo. In Toscana c’è chi vuol usare questa terra solo come trampolino e c’è chi si oppone a ogni tipo di cambiamento come l’aeroporto, la Tirrenica etc. Questi atteggiamenti non vanno bene”.