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Carceri e (in)certezza del diritto

Anna Maria Cancellieri, appena insediata al ministero della Giustizia, aveva dichiarato che il problema carcerario sarebbe stato al centro della sua attenzione. Nel corso di una recente audizione al Senato ha annunciato un decreto legge per limitare gli ingressi in carcere e favorire le uscite di chi sta scontando l`ultima parte della pena, l`apertura a breve di nuove strutture penitenziarie per un totale di 4000 posti, la riapertura (se possibile) di alcune strutture in disuso.

Non vi è dubbio che il problema del sovraffollamento delle carceri sia ineludibile: per una ragione di elementare rispetto del principio costituzionale di funzione rieducativa delle pene, e per evitare che l`Italia continui ad essere incalzata dalla giurisdizione europea sul terreno della violazione dei diritti fondamentali della persona. È evidente che strutture carcerarie costruite per contenere 45.000 detenuti, costrette ad ospitarne quasi 66.000, non sono in grado di assicurare condizioni civili di convivenza alla popolazione ristretta e la piena realizzazione di principi cardine della rieducazione quali il lavoro e l`istruzione.

Il decreto legge che verrà presentato dal governo, ha dichiarato Cancellieri, mira a far uscire dal carcere quei detenuti che hanno mostrato di esserselo meritato, e a non far entrare altre persone che possono essere mandate agli arresti domiciliari o assegnate a lavori socialmente utili. È chiaro che tutto questo si potrà fare con soggetti non pericolosi e per reati per i quali sono previste pene basse. Con queste misure, la popolazione carceraria dovrebbe ridursi di 3.500-4.000 persone. Altri programmi riguardano costruzione, ammodernamento e riapertura di strutture carcerarie, in modo da avere nei prossimi tre anni 11.000 nuovi posti.

Il governo non pensa a un indulto, dice Cancellieri. L’indulto nel 2006 portò la popolazione carceraria sotto i 40.000 detenuti, ma in poco tempo sono tornati a 66.000. Si interverrà anche sui detenuti in attesa di giudizio di primo grado, che sono il 18,60 per cento. Tra di loro, afferma il ministro, c`è gente che sarà assolta. E qualche idea la vulcanica ex prefetto ce l’avrebbe anche per ovviare alla lentezza dei processi.

Queste le dichiarazioni, i progetti, i propositi del ministro, che presto si trasformeranno in proposta di decreto legge.

Ma che ne pensano gli esperti? Uno dei massimi giuristi, certamente non sospettabile di pregiudizi antigovernativi, il professor Carlo Federico Grosso, osserva che l`obiettivo delle misure programmate dal ministro è senza dubbio commendevole, ma l`interrogativo è ancora una volta se esse siano davvero in grado di conseguire il risultato prefisso.

Non si tratta, semplicemente, di migliorare le condizioni della vita carceraria, ma di dare corpo nel nostro paese ad un sistema sanzionatorio profondamente rinnovato, aderente ai più recenti orientamenti della scienza penalistica e della politica criminale, nel quale la sanzione penale costituisca l`extrema ratio di protezione giuridica, e il carcere costituisca a sua volta una sanzione da impiegare soltanto quando non siano utilizzabili sanzioni diverse.

Naturalmente la detenzione carceraria deve continuare a colpire i reati più gravi o i delinquenti pericolosi; ma quando il delinquente non desta allarme sociale ed il reato non è particolarmente grave, il carcere potrebbe essere sostituito da detenzioni domiciliari, da interdizioni da uffici o attività, da lavori di pubblica utilità, da pesanti pene pecuniarie.

Resta un dubbio: in questo quadro il sistema giustizia e le forze dell’ordine saranno in grado di controllare la corretta attuazione delle misure alternative? E in questo caso torneranno d’attualità i famosi braccialetti elettronici, quelli prodotti da Telecom, azienda che è stata già al centro di polemiche per alcuni appalti controversi, stipulati con il ministero dell’interno, allora retto proprio dalla Cancellieri?

Quanto al problema carcerario, il professor Grosso esprime fondate perplessità sul fatto che le misure ipotizzate dal ministro, pur apprezzabili, siano davvero in grado di fronteggiare adeguatamente, e soprattutto in tempi rapidi, il problema del sovraffollamento. E allora, commenta il professore, si riproporrà, ancora una volta, il tema dell’amnistia e dell`indulto, lo strumento che sarebbe forse in grado di garantire, a breve, assieme ai provvedimenti programmati, una (sia pure temporanea) forte diminuzione della popolazione carceraria. Ma avrà il coraggio, il Parlamento, di farsi carico di questa difficile questione?

Vedremo le mosse del ministro, che su questi temi comincia a giocarsi un po’ della sua credibilità. Finora ha evitato scrupolosamente di affrontare i temi più spinosi, si è dedicata alla programmazione della riduzione del numero dei tribunali, ma non ha preso posizione quando una parte della magistratura le ha chiesto di difendere i giudici di Milano dagli attacchi del centrodestra. Non era evidentemente il caso di schierarsi contro le toghe, ma contrapporsi alle armate berlusconiane avrebbe messo forse in pericolo la sopravvivenza del governo e minato il sostegno di cui gode, anche da quella parte, Cancellieri.

La riforma della giustizia è una cosa seria e non può essere affrontata con provvedimenti parziali e di scarso impatto, come quelli proposti dal ministro.


Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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