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Rapporto Banca d’Italia:«Toscana, regge l’export, male la domanda interna»

Il direttore Banca d'Italia di Firenze Vincenzo Umbrella durante la presentazione del rapporto
Il direttore Banca d’Italia di Firenze Vincenzo Umbrella durante la presentazione del rapporto

Regge la produzione verso l’estero in Toscana, va male la domanda interna. Questo il primo flash del rapporto della Banca d’Italia sull’economia della Toscana che viene presentato stamani a Firenze, presso il Polo Universitario.

Cala il Pil regionale del 2,4% nel 2012, in linea con la flessione registrata a livello nazionale, con una previsione di sostanziale conferma per il 2013. Ne soffre particolarmente l’industria, che registra un ulteriore calo rispetto al 2011, con fatturato nominale diminuito del 4,9%. A soffrirne di meno le imprese di medie dimensioni e i settori della meccanica e della lavorazione di pelli e cuoio.

Sul fronte dell’interscambio con l’estero, pur risentendo del rallentamento del commercio mondiale, nel 2012 le esportazioni toscane di beni sono continuate a crescere (+3,7% rispetto al totale Italia), anche se questo aumento ha subito una «decelerazione» del 6,9% rispetto al +14% del 2011. I maggiori contributi arrivano dalla meccanica, dai metalli di base e prodotti in metallo e, in misura inferiore, dalla moda. La crescita si è concentrata nei paesi al di fuori dell’Unione europea.

Il peso delle esportazioni di servizi è contenuto (in regione pari a circa l’uno per cento del PIL). La Toscana, tuttavia, esporta quasi un quinto del totale nazionale di servizi di ricerca e sviluppo, in prevalenza riferibili al settore chimico-farmaceutico.

Semaforo rosso invece sul fronte della cosiddetta «accumulazione di capitale fisso»: la spesa per investimenti in Toscana, secondo Banca d’Italia, è scesa di quasi il 6 per cento nel 2012 ed è prevista un’ulteriore riduzione per l’anno in corso. Sul fronte della necessità di fare innovazione è stato fatto notare che è ancora bassa la spesa per ricerca e sviluppo, in quanto –per motivi di costi – le aziende preferiscono limitarsi a migliorare quello che già hanno, il cosiddetto fenomeno della «innovazione incrementale».

Particolarmente marcate le difficoltà nell’edilizia «con riflessi negativi – dice la relazione – più ampi di quelli registrati a livello nazionale su occupazione e mortalità delle imprese». Il valore aggiunto nelle imprese è diminuito in termini reali del 5,9 %, scendendo a livelli inferiori a quelli del 2000. Le vendite di immobili abitativi risultano di fatto dimezzate rispetto al 2007.

Sul fronte del mercato del lavoro il ricorso alla Cassa integrazione guadagni ha raggiunto nell’ultimo trimestre 2012 il suo massimo storico. Se da un lato l’utilizzo massiccio di ammortizzatori sociali ha consentito un apprezzabile mantenimento dei livelli occupazionali, le ore lavorate sono diminuite. Al tempo stesso, l’allungamento della vita lavorativa – decisa dalla riforma Monti Fornero – aumenta le difficoltà di lavoro per i più giovani. Il segnale è l’aumento complessivo del tasso di disoccupazione in Toscana passato dal 6,5% al 7,8% . La media nazionale Istat è al 12% circa.

Credito bancario: «È proseguita nel 2012 la crescita del costo del credito – dice la relazione – dovuta soprattutto all’incremento degli spread applicati dalle banche per la maggiore rischiosità delle controparti. I tassi di interesse a breve termine per il complesso della clientela toscana sono saliti dal 6,3 al 6,6 per cento, quelli sui finanziamenti a medio e a lungo termine sono aumentati al 4,5 per cento».

Notizie più positive invece sul fronte del risparmio delle famiglie toscane. La raccolta bancaria presso famiglie e le imprese ha mostrato un progressivo recupero nel corso del 2012, chiudendo l’anno con un +3,7%. La crescita è stata determinata dai depositi, in particolare quelli con vincolo temporale, mentre le obbligazioni sono rimaste stazionarie. Il valore di mercato dei titoli in deposito è aumentato del 5,7 per cento.

Molte le cause: tra le principali la crisi dei consumi inducono – quando possibile – a cercare di risparmiare qualcosa in più in previsione di tempi ancora più neri per l’economia familiare. E la tendenza è quella di orientarsi preferibilmente su tipologie d’investimento di pronta realizzazione in caso di necessità oppure, nonostante il tasso d’interesse vicino allo zero, a lasciare somme sul conto corrente.

Scarica qui il rapporto completo della Banca d’ItaliaL’economia della Toscana(edizione giugno 2013)


Sandro Addario

Giornalista

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