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Addio ad Antonio Lattarulo

Oggi 15 giugno è scomparso, a 88 anni, Antonio Lattarulo, un prefetto che ha avuto un ruolo molto importante nella storia del ministero dell’interno. Entrato in polizia come vice commissario di pubblica sicurezza, optò poi per la carriera prefettizia, svolgendo il servizio in diverse sedi, fra cui Pisa e Firenze. Nominato prefetto di Lucca nel 1976, vi rimase fino al 1980, quando divenne direttore generale dell’amministrazione civile al ministero dell’interno, poi direttore generale dell’amministrazione generale e del personale e capo di gabinetto con Oscar Luigi Scalfaro e Antonio Gava. Era anche consigliere della Corte dei Conti.

È stato commissario prefettizio a Firenze (1974-1975) e Salerno (1993) e assessore al personale al comune di Firenze nella giunta del sindaco Giorgio Morales.

Non illustrerò qui minutamente le tappe della sua brillante carriera, che sono ben note: è più importante per me ricordare l’uomo, l’amico, il funzionario d’altissimo livello che mi è stato maestro e guida per quasi trent’anni e che poi, quando ha lasciato il ministero dell’interno, ho rivisto sempre con piacere ed affetto. Tanti episodi affollano la mia mente, a cominciare da quel 12 maggio 1972, un venerdì, quando, fresco vincitore di concorso, andai a chiedergli qualche consiglio prima di prendere servizio ad Arezzo. Antonio, allora capo di gabinetto del prefetto, mi accolse con grande cordialità, come suo solito, con un abbraccio e un sorriso, e mi parlò con grande passione della carriera prefettizia, concludendo con un augurio di buon lavoro e un arrivederci a Firenze. Fu buon profeta: dopo due anni tornai nella nostra città e collaborai con lui, che allora era viceprefetto vicario. Mi mostrò un grande armadio zeppo di ricorsi amministrativi in attesa di decisione e mi disse “Paoli’, vedi se riesci a sbrigarli alla svelta”. Conoscendo il mio interesse per gli studi giuridici mi coinvolse nella redazione di articoli per un’importante rivista di diritto amministrativo e locale; lo accompagnavo spesso ai molti convegni ai quali partecipava, per lo più in veste di relatore. Nella sua attività non è mai stato il tipico burocrate. Aveva un’innata capacità d’inquadrare razionalmente le situazioni complesse e d’individuarne la possibile soluzione. Per queste sue qualità è stato uno dei più stimati “grand commis” della nostra repubblica, consigliere fidato ed ascoltato di ministri e capi dello stato.

Ricordo che festeggiammo la sua nomina a prefetto di Lucca con una cena in una trattoria fiorentina. Sulla foto scattata in quell’occasione, che conservo ancora, volle scrivere una dedica molto affettuosa. Andai a trovarlo più volte in quella splendida sede, nel palazzo che fu di Giuseppina Bonaparte. Quando cominciò la rapida ascesa verso gli incarichi più importanti del ministero dell’interno, volle sempre intorno a sé quei funzionari giovani che aveva conosciuto e apprezzato nelle varie sedi. Con loro si confidava, a loro chiedeva contributi per studi e progetti. Entrando nella sua stanza si era colpiti dalle pile di documenti e carte, nelle quali lui era il solo a districarsi, ricordando perfettamente ogni particolare di tutti i casi sottoposti alla sua attenzione.

Lo rividi in seguito più volte al ministero dell’interno e quando, dopo il suo pensionamento, diventai anch’io prefetto Antonio fu uno dei primi a congratularsi per la mia promozione, che sentiva – e con ragione, visto che tanto prezioso era stato per me il suo insegnamento – anche come un suo successo. Poi, per qualche anno ci siamo un po’ persi di vista: la mia quasi ventennale lontananza da Firenze ha reso più difficili gli incontri, finché non ci siamo ritrovati da vecchi amici nel 2010, quando sono riapprodato a palazzo Medici Riccardi per concludervi la mia carriera.

Negli ultimi tempi le sue condizioni di salute non gli consentivano molti spostamenti; è sempre stato presente, finché ha potuto, alle cerimonie per la festa della repubblica, e non perdeva occasione per dire la sua sui problemi dello stato, lamentando il ritardo nella realizzazione delle riforme. Un anno e mezzo fa siamo andati a pranzo da un comune amico e abbiamo ricordato i bei momenti trascorsi insieme. È stato il nostro ultimo incontro. Grazie, caro Antonio, per quanto hai fatto per il nostro paese.


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Paolo Padoin

Già Prefetto di FirenzeMail

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